USB, SCIOPERO GENERALE IL 29 NOVEMBRE

LiberiAmo Taranto prova ad unire cittadini e lavoratori

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L’Usb proclama lo sciopero generale per il prossimo 29 novembre.

In una nota ecco i motivi della decisione:

L’incontro con la direzione di Arcelormittal Italia che si è tenuto oggi presso il Ministero dello sviluppo economico ha definitivamente chiuso ogni polemica sulla questione dello scudo penale. La dottoressa Morselli ha, dopo due ore di confronto,  dichiarato che la decisione di lasciare l’italia è stata presa in via definitiva invitando tutti a non perdere tempo a cercare di far cambiare idea perché ciò non è possibile, lasciando così sbigottiti i vertici di CGIL CISL UIL che avevano più volte dato disponibilità a rivedere, in peggio, l’accordo sottoscritto in sede ministeriale.

Le ragioni di tale scelta, quelle dichiarate, sarebbero legate al fatto che le condizioni dello stabilimento di Taranto non corrisponderebbero a quelle prospettate  da governo e commissari.

Lo stato delle acciaierie, per quanto attiene alla sicurezza ed alle emissioni nocive, è,  per dichiarazione esplicita della Morselli,  fuori da ogni legalità, ovvero, sempre testuali parole,  si lavora in condizioni criminali.

Altro punto che avrebbe condotto la multinazionale a recedere dal gruppo ex ilva sarebbe la venuta meno dello scudo penale.

Tuttavia oltre a queste risicate dichiarazioni formali la Morselli si è rifiutata di rispondere nel merito alle tante osservazioni sulle mille contraddizioni nel comportamento della multinazionale.

La verità è che la scelta di Arcelormittal si fonda su logiche e strategie internazionali, l’investimento italiano è solo uno dei tanti, assolutamente sacrificabile, anche considerando l’alto costo per l’efficientamento dello stabilimento.

Ora serve un piano B.

Abbiamo chiesto al governo di convocare con urgenza il tavolo di crisi a Palazzo Chigi.

Occorre programmare un intervento pubblico direttamente nella proprietà dell’ex Ilva.

L’obbiettivo è la programmazione della chiusura delle fonti inquinanti, le bonifiche ed un piano straordinario per la riconversione dello stabilimento,   per garantire occupazione, salari e reddito per i dipendenti Arcelormittal,  per quelli in cassa integrazione nel bacino di Ilva in AS e per tutti quelli degli appalti.

Se necessario anche entrando in rottura con i divieti dell’Unione Europea. Senza una nuova politica industriale fondata sull’intervento diretto dello stato in economia l’Italia continuerà ad essere ostaggio dei tanti, piccoli e grandi, profittatori ed il suo patrimonio industriale continuerà a perdere spessore e ruolo nella divisione internazionale del lavoro. Un Processo di impoverimento che infine scarica tutto sulle lavoratrici ed i lavoratori.

Povero quel paese che ha pregato, inutilmente, Arcelormittal di restare.

Ai tanti lavoratori che hanno conosciuto il vero volto della multinazionale non mancherà affatto.

Il prossimo  29 novembre USB ha proclamato sciopero generale e manifestazione nazionale a Taranto . Occorre liberare la città dai veleni dell’acciaieria.
Sergio Bellavita USB nazionale
Francesco Rizzo USB Taranto


Liberiamo Taranto invece lancia un appello a cittadini e operai per lavorare insieme per la riconversione del territorio.

Da settimane, ormai, la città di Taranto è tornata al centro del dibattito nazionale per via della scelta di Arcelor Mittal di recedere dal contratto di affitto dell’Ilva di Taranto, stipulato con il Governo italiano. Questa situazione improvvisa di instabilità sul piano lavorativo sta procurando allarme e preoccupazione tra operai e lavoratori dell’indotto ILVA. L’eventuale perdita di migliaia di posti di lavoro porterebbe ulteriori difficoltà sociali ed economiche su un territorio che gia’ vanta un tasso di disoccupazione altissimo.

Nei salotti televisivi vari opinionisti continuano a sostenere l’interesse strategico della produzione di acciaio per l’Italia e l’importanza di quell’1,4% di PIL che ILVA di Taranto assicura allo Stato.
Abbiamo ascoltato tante parole, tanti numeri, spesso accompagnati da una scarsa conoscenza delle gravi implicazioni sanitarie ed economiche che quella fabbrica ha procurato al territorio nel corso degli ultimi 60 anni.
Sono pochi, infatti, gli opinionisti e i politici che conoscono la reale situazione ionica; pochissimi quelli che sanno quanto quello stabilimento costi ai cittadini in termini di vite umane, di malattie, di impatto ambientale ed economico e quanti posti di lavoro sono stati persi a causa della presenza di quella grande industria inquinante.
Sono tantissimi, infatti, i comparti economici oramai compromessi a causa dell’acciaieria, come quello della pesca, dell’allevamento, dell’agricoltura, del turismo.
Per questo vorremmo offrire a chi legge, in particolare ai lavoratori diretti ed indiretti ILVA che in questi giorni vivono momenti di apprensione e grande preoccupazione, una visione differente, che possa chiarire e infondere coraggio e fiducia affinchè da questo momento di crisi si possa creare una grande opportunità per loro e per l’intero territorio ionico.
Taranto può rinascere se si lavora tutti insieme nella stessa direzione.
Taranto ha pagato troppo in termini di salute, ambiente e devastazione sociale ede economica. E’ l’ora del risarcimento.
Il Governo deve rimediare a decenni di malapolitica che, rimandando negli anni promesse fatte a scadenza elettorale, ha portato il nostro territorio, oggi, a vivere questa grave congiuntura, che grava su lavoratori, famiglie e cittadini.

Per questo nella nostra visione il Governo dovrebbe al più presto rimediare, varando una LEGGE SPECIALE PER TARANTO, promuovendo grandi investimenti e stanziando importanti risorse per riconvertire l’economia del capoluogo ionico sulla base delle esperienze fatte in altre realtà, come Bilbao, Rhur, Pittsburgh e Hauts de France.

E’ una grande opportunità per tutti!

Il Governo con la chiusura della fabbrica, dovrebbe subito avviare un programma decennale di bonifica del territorio con il reimpiego dei dipendenti dell’acciarieria senza perdere nessun posto di lavoro e riconvertire il territorio sostituendo aziende vecchie e non più competitive con nuove economie, green economy, blue economy, reinserendo in nuovi settori anche i lavoratori delle tante aziende che lavorano nell’indotto. I lavoratori devono avere le medesime tutele e possibilità, perché NESSUNO deve rimanere senza occupazione.

Taranto può essere esempio europeo di resilienza, se riuscirà a raccogliere questa sfida e superare le criticita’ di uno dei siti più inquinati d’Europa, trasformando questo momento di crisi in opportunità .
Taranto potrebbe essere pioniera nella creazione di un polo di ricerca e innovazione nel campo delle nuove tecnologie di bonifica.
Taranto ha un importante porto (millenario), che dagli anni 60 ad oggi è sempre stato asservito alla grande industria. Lo sviluppo del porto da un punto di vista commerciale e turistico assieme all’implementazione della rete inter-portuale e quella dei servizi ad essa collegati, si creerebbero decine di migliaia di nuovi posti di lavoro.
Si potrebbero ampliare e valorizzare le altre infrastrutture già esistenti, rete ferroviaria e aeroporto Arlotta di Grottaglie, creando altri nuovi posti di lavoro. Si potrebbe riavviare quei comparti produttivi finora compromessi come la pesca e l’agricoltura. Attrarre nuovi investitori sul territorio con agevolazioni fiscali tipo la creazione di una NO TAX AREA per almeno 10 anni per aziende innovative nella produzione delle energie rinnovabili.
E’ una grande sfida quella che ci aspetta e che occorre raccogliere e vincere insieme.
Noi saremo sempre al fianco di chi lavora per il riscatto di questo territorio, che siano sindacati, lavoratori, associazioni o semplici cittadini, perché siamo convinti che sia ormai giunto il momento di voltare pagina e pretendere un futuro migliore per l’intera provincia ionica.
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LiberiAmo Taranto

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