TESSITURA MOTTOLA, LAVORATORI BLOCCANO I CANCELLI

"NESSUNA GARANZIA PER L'ASSORBIMENTO DI TUTTE LE 92 MAESTRANZE"

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Per i 92 lavoratori della Tessitura di Mottola del Gruppo Albini, non c’è pace. Dopo l’incontro avvenuto il 19 ottobre in Regione Puglia, alla presenza del presidente della task force all’occupazione Leo Caroli, ai massimi vertici aziendali e alle parti sociali, per discutere del futuro dell’azienda e dei lavoratori, gli animi si sono acuiti.

È da ieri, 23 ottobre, che tutti i 92 dipendenti sono in presidio permanente davanti ai cancelli della fabbrica perché chiedono garanzie certe per il loro futuro in azienda.

“Nella giornata di lunedì – afferma Amedeo Guerriero segretario provinciale della UIL TEC di Taranto e Marcello De Marco, segretario Femca CISL – abbiamo fatto un’assemblea nei pressi dei cancelli dell’opificio. Con tutti e 92 lavoratori si è deciso di attuare a oltranza un presidio permanente per non permettere la fuoriuscita dei macchinari, venduti dal Gruppo Albini al nuovo gruppo acquirente Ekasa. La protesta continuerà fino al prossimo incontro in Regione che avverrà il prossimo 14 novembre”.

Nell’incontro avvenuto lo scorso 19 ottobre i sindacati hanno appreso di un preliminare di vendita (600.000 euro acconto e 3.400.000 euro a conclusione) tra Albini ed Ekasa nel quale però non sarebbero stati inseriti accordi per l’assorbimento di tutte le 92 maestranze.

“A fine anno – continua Guerriero – la cigs per queste persone termina e in automatico passa la naspi ovvero lo stato di disoccupazione. Ekasa afferma di aver bisogno di oltre 2 anni per mettere su la nuova azienda. A conti fatti 92 lavoratori e lavoratrici rischiano fattivamente di essere fuori dall’azienda e dal mercato del lavoro. Sono oltre due anni che lottiamo ché questo non avvenga!”

Una soluzione ci sarebbe afferma il segretario della UIL Tec di Taranto: “Ekasa dovrebbe assumere almeno per 30 giorni tutti e 92 dipendenti per poter permettere poi una nuova cassa integrazione. Il nuovo periodo di cassa dovrebbe consentire il tempo per rimettere in moto il nuovo ciclo produttivo dell’opificio.”

E conclude: “Non uscirà da questa fabbrica nemmeno un chiodo se non riceviamo da Albini e da Ekasa, ma anche dalla stessa Regione Puglia, rassicurazioni sul futuro occupazionale di queste persone che da anni vivono nell’incertezza.
Questo territorio ha subìto grandi fregi occupazionali e ambientali e non permetteremo che si continui a perdere forza lavoro e a sommare disperazione ad altra disperazione!”

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