TARANTO, “EMERGENZA SANITARIA”: SOS DEL CONSIGLIERE REGIONALE DI GREGORIO

Chiesta l'audizione di Lopalco, Rossi e Montanaro. E a Torricella il caso dei dializzati

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“Questa mattina ho chiesto al presidente della III Commissione Sanità, Mauro Vizzino, un’audizione urgente sull’emergenza sanitaria in provincia di Taranto”. Il consigliere regionale Vincenzo Di Gregorio (Pd), così dà seguito a quanto denunciato nei giorni scorsi in ordine ai gravi disservizi del sistema sanitario sul territorio ionico”.
E’ quanto afferma il consigliere regionale del Pd, Vincenzo Di Gregorio, che ha chiesto di ascoltare l’assessore regionale alla Sanità Pier Luigi Lopalco, il dott. Vito Montanaro direttore del Dipartimento Salute della Regione e il direttore generale dell’Asl di Taranto, Stefano Rossi. “L’estate e la pandemia covid – aggiunge  – hanno messo a nudo le lacune preesistenti della sanità tarantina. I casi emblematici sono tanti: la mancanza di medici all’Unità di Terapia Intensiva Neonatale e al Pronto Soccorso, la chiusura di reparti e di aree ospedaliere, le estenuanti e lunghe attese per prestazioni specialistiche ed esami strumentali. Si moltiplicano le denunce di cittadini, sindacati, associazioni e degli stessi operatori della sanità costretti, talvolta, a turni estenuanti per assicurare il servizio”.

Di Gregorio ringrazia “tutti gli addetti della sanità, ma non possiamo chiedere a queste persone di lavorare perennemente in condizioni di quasi emergenza. Così come i cittadini della provincia di Taranto non possono essere penalizzati. A Taranto è in costruzione il grande ospedale San Cataldo che sicuramente contribuirà ad alzare il livello qualitativo e quantitativo delle prestazioni sanitarie. Ma i cittadini che si ammalano non possono aspettare, hanno diritto ad un efficiente sistema di diagnosi e cura. Non va dimenticato, infine, che il territorio ionico è sede di un grande polo industriale il cui impatto sulla salute è stato dimostrato da numerosi studi scientifici”.

Nel frattempo bocce ferme sul caso dei dializzati a Torricella, con pazienti e famiglie costrette a fare i pendolari dopo la chiusura del centro. Un’alternativa c’è, ma incredibilmente tutto è fermo. Il caso rischia di esplodere e di attirare anche l’attenzione degli inquirenti.

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