A quasi un anno dall’entrata in funzione del gasdotto Tap, dal punto di interconnessione tra Grecia e Turchia sono transitati oltre 7 miliardi di metri cubi di gas. Lo hanno dichiarato fonti Tap oggi a Taranto, a margine della presentazione dell’avvio del restauro, presso il laboratorio della Soprintendenza nazionale per il patrimonio archeologico subacqueo, dei reperti di età corinzia che sono stati recuperati a 780 metri di profondità nei fondali del canale d’Otranto durante le operazioni relative alla posa in opera della condotta del gasdotto. Tap, nello specifico, ha agevolato il recupero dei reperti e ora ha finanziato con 200 mila euro il loro restauro. Circa il gasdotto, le fonti Tap hanno affermato che l’opera è dimensionata per trasportare 10 miliardi di metri cubi di gas all’anno, ma 8 miliardi di metri cubi sono in realtà la quota destinata in Italia. La restante parte va invece in Grecia, in Bulgaria e per un 5 per cento all’asta sul mercato. Non va nulla invece in Albania perché non ci sono ancora le reti per la distribuzione.
Tap, inserito nel corridoio meridionale del gas, trasporta in Europa il gas naturale del giacimento di Shah Deniz, situato nel tratto azerbaigiano del Mar Caspio. Collegandosi con il Trans Anatolian Pipeline (Tanap) alla frontiera greco-turca di Kipoi, Tap attraversa per 878km il nord della Grecia, l’Albania e il Mare Adriatico, prima di approdare nel Salento, lungo la costa di Melendugno.
A margine della presentazione della iniziativa archeologica di Taranto, Tap ha poi ricordato che la scorsa estate ha lanciato la procedura (market test) rivolta al mercato, che durerà due anni, per verificare se c’è domanda di ulteriori quantitativi di gas. Si tratta di un vero e proprio sondaggio, in base al cui esito Tap calibrerà lo sviluppo della infrastruttura sulla base di tre scenari: limitato, parziale e completo. Il gasdotto è infatti nato per portare sino a 20 miliardi di metri cubi di gas, il doppio dell’attuale. (AGI)
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