SEN. TURCO: “PER L’EX ILVA SERVE UN CAMBIO DI PARADIGMA”

L'INTERVENTO DEL VICE PRESIDENTE NAZIONALE DEL MOVIMENTO 5 STELLE

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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO UN INTERVENTO DEL SEN. MARIO TURCO SULLA QUESTIONE EX ILVA

Sulla vicenda ex Ilva occorre un cambio di paradigma. È necessario nazionalizzare l’impresa e diversificare l’assetto industriale del territorio.

La nazionalizzazione dell’impresa era nell’accordo siglato dal governo Conte II e non prevedeva alcun licenziamento, perché solo lo Stato può assumere la responsabilità – anche di natura finanziaria – e soprattutto può garantire quelle tutele ambientali e sanitarie che devono precedere sempre qualunque decisione industriale.

Nel corso del governo Conte II, il M5S aveva iniziato un processo legato, da una parte, ad una diversificazione industriale basata su una produzione ‘green’, con la presenza di Invitalia e dello Stato, e, dall’altra, ad una riconversione economica, sociale e culturale del territorio, con il “Cantiere Taranto” e la sua dote di oltre 1,3 miliardi di stanziamento. Quest’ultimo processo ha già ha già avuto alcuni concreti risultati come l’insediamento produttivo del Gruppo Ferretti in corso, l’istituzione dell’Università di Medicina di Taranto, i Giochi del Mediterraneo, la riqualificazione del centro storico. Allo stesso tempo era previsto anche il ritorno sul territorio di Fincantieri e l’insediamento di altre aziende pubbliche come Anas e Ferrovie dello Stato. Per realizzare la diversificazione industriale del sito ex Ilva siamo poi riusciti persino ad intercettare importanti finanziamenti all’interno del Pnrr per 1,3 miliardi nonché altri fondi, come quelli Transition Fund, per complessivamente oltre 2 miliardi, che adesso il Governo Meloni, non avendo idea di cosa fare, ha cancellato. Il M5S continuerà a lottare per realizzare questo cambio di paradigma, con la chiusura delle fonti inquinanti e la stipula di un accordo di programma che definisca risorse e tempi per realizzare l’intera riconversione del territorio. Solo così si risolve definitivamente la vertenza Ilva e soprattutto la questione Taranto nella sua interezza, che non va mai messa in secondo piano.

Infatti, non c’è solo la fabbrica, ci sono i lavoratori, ci sono le imprese, ci sono i cittadini di Taranto che, come me, sono nati al quartiere Tamburi e comprendono molto bene la complessità della questione, che non riguarda solo l’aspetto economico, ma anche quello ambientale e sanitario. Nel corso di questi ultimi 16 mesi, a furia di rinviare la risoluzione dei problemi, Taranto si ritrova nel 2024 ad affrontare una serie di vertenze lavorative che rischiano di sfociare in una pericolosa bomba sociale che già sta mettendo a dura prova famiglie e imprese.

La vertenza occupazionale dello stabilimento siderurgico ex Ilva di Taranto, i lavoratori portuali ex Taranto Container Terminal (TCT) e dell’Arsenale a rischio licenziamento per la mancata copertura per tutto l’anno in corso della cassa integrazione. In ultimo la vertenza degli autotrasportatori delle aziende dell’indotto ex Ilva, che da giorni sono in assemblea permanente proclamata dagli iscritti di Casartigiani Taranto che rischiano di chiudere.

Una situazione di incertezza e di tensione nella quale le imprese rivendicano il pagamento di crediti scaduti da tempo, con lavoratori in arretrato nel percepire i loro stipendi. Di fronte a questa esplosiva situazione il Governo Meloni è totalmente assente. Nessuna proposta, nessuna soluzione, nessuna prospettiva. Si procrastinano scelte non più rinviabili.

Il Ministro Giorgetti, da ben tre anni al Governo, prima al Mise e oggi al Mef, ha scambiato il dramma del capoluogo ionico per un’appendice secondaria del suo incarico istituzionale. A ciò si aggiunge la confusa posizione dei Ministri Fitto che si è reso responsabile di aver cancellato il finanziamento Pnrr di oltre 1,2 miliardi destinato a Taranto, e Urso ancora con il dubbio privatizzazione si o privatizzazione no, mentre la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che si è mantenuta alla larga dal tema ex Ilva e dai problemi della città di Taranto. Fino a quando la città e il suo tessuto economico e sociale potrà resistere? Il tempo è scaduto e il tempo delle chiacchiere è finito.

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