Momenti di tensione questa mattina a Taranto davanti alla direzione del siderurgico ArcelorMittal dove è in corso dalle 7 lo sciopero indetto sia da Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm, che dall’Usb. Strappate da parte di alcuni lavoratori delle bandiere sindacali messe al presidio in corso davanti alla fabbrica. Si è acceso uno scontro verbale tra operai. Cioè tra chi è da novembre 2018 in cassa integrazione con Ilva in amministrazione straordinaria, perché non assunto da ArcelorMittal e adesso, col nuovo piano industriale, non ha più alcuna prospettiva di rientrare al lavoro, e chi, invece, dipendente ArcelorMittal, è finito di in cassa integrazione da marzo.
“Tutti a casa, tutti a casa, a 800 euro al mese”, hanno gridato alcuni operai saliti su un ponte-cavalcavia vicino alla direzione, rivolgendosi agli altri operai che erano nella strada sottostante. Gli 800 euro a cui si è fatto riferimento sono l’indennità media di cassa integrazione che stanno percependo gli operai di ArcelorMittal ora in cassa integrazione Covid da fine marzo. Mosse molte contestazioni anche ai sindacati metalmeccanici. “Le divisioni nella città, anche tra i lavoratori, e la confusione delle idee, non aiutano – dichiara Giuseppe Romano, segretario Fiom Cgil Taranto -. Aver strappato le bandiere sindacali, non è un bel gesto perché in democrazia si rispettano sempre le idee altrui”. Per Romano, “il Governo ha l’obbligo e il dovere di dare una soluzione ad una questione che è ormai in piedi da dieci anni. Deve intervenire lo Stato? Noi come Fiom lo chiediamo da tempo. Forse se lo Stato fosse già entrato tempo fa non saremmo a questo punto”.(AGI)
“Se ci dividiamo, facciamo solo un favore a chi sta qui dentro – dice Gennaro Oliva, coordinatore di fabbrica Uilm, indicando la direzione di stabilimento – e a chi sta a Roma. Chi ci accusa, non rappresenta niente, vuole solo spaccare i lavoratori. Il movimento sindacale di Fim, Fiom e Uilm è sempre stato unito e qui dentro, nella fabbrica, ha più di 6500 iscritti che cerca di rappresentare e tutelare. Noi siamo qui per il lavoro”.
I rappresentanti sindacali hanno anche criticato l’assenza al presidio del sindaco di Taranto e del presidente della Regione Puglia. “Hanno detto che avevano la soluzione. Dov’è Emiliano? Adesso, non parla più nessuno – ha detto Oliva -. Qui ci sono persone che stanno prendendo 8-900 al mese, hanno figli, una famiglia da mantenere, e non sanno dove andare”.
“Conte – aggiunge l’esponente Uilm – è venuto qui la sera 24 dicembre, disse farò dell’Ilva di Taranto uno stabilimento green, il massimo, il top, si abbracciò anche la Morselli”, l’amministratore delegato di ArcelorMittal, “e allora di che stiamo parlando?” (AGI)
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