Non si è più tenuta oggi la riunione che avrebbe dovuto portare all’insediamento del consiglio di amministrazione di Acciaierie d’Italia, la nuova società che prenderà il posto di ArcelorMittal Italia, ex Ilva. La riunione, apprende AGI, non si è più tenuta, secondo spiegazioni di alcune fonti, perché c’erano passaggi societari che ancora mancavano. Secondo altre fonti, tuttavia, lo slittamento non è da mettere in relazione ai contenuti dell’intesa formalizzata il 14 aprile che restano confermati. Attraverso un investimento di 400 milioni di euro, lo Stato, con la società Invitalia del Mef, entra nel capitale sociale di ArcelorMittal Italia e ne assume una quota pari al 38 per cento dello stesso capitale ma con diritti di voto rappresentativi del 50 per cento.
In Acciaierie d’Italia il cda sarà paritetico, con 3 consiglieri a testa per pubblico e privato. ArcelorMittal esprimerà l’amministratore delegato. Non sono stato resi noti i nomi degli altri consiglieri di parte privata. Rappresenteranno invece lo Stato il presidente, individuato in Franco Bernabè, Stefano Cao, amministratore delegato uscente di Saipem, e Carlo Mapelli, docente al Politecnico di Milano ed esperto di siderurgia. In questa veste, Mapelli è già stato consulente nel 2013 degli ex commissari Ilva Enrico Bondi ed Edo Ronchi – quest’ultimo ministro dell’Ambiente in anni passati – nominati dal Governo Letta che é stato quello che effettuò – per vicende giudiziarie e ambientali – il commissariamento di Ilva dopo la lunga gestione Riva. Mapelli si é occupato della sperimentazione del preridotto di ferro negli impianti siderurgici di Taranto, soluzione che ora è previsto che ritorni col nuovo piano industriale in un’ottica di decarbonizzazione e sostenibilità ambientale della produzione. Solo che mentre nel 2013 il preridotto di ferro veniva acquistato all’estero e portato a Taranto, adesso sarà prodotto a Taranto con un investimento che farà capo ad una nuova società. L’accordo formalizzato l’altro giorno prevede inoltre un secondo step a maggio 2022: un ulteriore esborso di 680 milioni da parte dello Stato per salire al 60 per cento del capitale di Acciaierie d’Italia ed uno di circa 70 milioni di ArcelorMittal per restare al 40 per cento.
Altri aspetti dell’accordo sono la piena autonomia economica e commerciale di Acciaierie d’Italia, che non avrà più alcun legame con la corporate tant’è che ci sarà un deconsolidamento rispetto al resto del gruppo, e il subordino dell’acquisto di Ilva, da parte di ArcelorMittal che ora è in fitto dall’amministrazione straordinaria, al verificarsi di alcune condizioni sospensive. Tra queste, il dissequestro giudiziario degli impianti dell’area a caldo di Taranto (parco minerali, cokerie, altiforni, acciaierie), tutti sequestrati dal gip di Tatanto, Patrizia Todisco, il 26 luglio 2012 ed ora concessi con facoltà di uso all’azienda. Infine, non si registrano novità per il caso del dipendente Riccardo Cristello che ArcelorMittal ha licenziato giorni fa per un post su fb ritenuto dall’azienda offensivo e denigratorio (ma il dipendente nega che ci siano contenuti offensivi). Cristello, insieme all’Usb, ieri è stato ricevuto dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando. (AGI)
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