«Questo concorso non s’ha da fare». Una parafrasi manzoniana per la vicenda di un gruppo di persone in lizza per il “Concorso per 3 posti di dirigente psicologo ASL Taranto del 31 maggio 2016”.
Nell’era del coronavirus, dei concorsi delle forze armate rinviati in tutta Italia, delle scuole pronte a chiudere per un periodo imprecisato, dei decaloghi medici che impongono di non frequentare luoghi affollati, per ora la seconda prova del concorso, in programma il 10 marzo a Taranto, non è stata annullata. Provocando la protesta di alcuni dei convocati, che hanno sostenuto la prima prova presso Mariscuola il 16 luglio 2019 e hanno ricevuto il 20 febbraio scorso una pec di convocazione per la seconda prova, inizialmente da tenersi ancora presso Mariscuola: sede che, secondo alcune indiscrezioni, adesso non sarebbe più disponibile.
Lo sconcerto dei candidati è forte: «In Puglia – racconta un gruppo di concorsisti – il primo caso di coronavirus è stato diagnosticato mercoledì 26 febbraio. Abbiamo subito chiamato la segretaria della commissione per chiedere pensavano di fare, ma ad oggi continuano a dirci che se non riceviamo una pec di rinvio resta tutto confermato».
Tante le perplessità segnalate. «L’1 marzo il presidente del consiglio Conte ha emesso un’ordinanza dove al punto 5 si dice espressamente che su tutto il territorio nazionale “nello svolgimento delle procedure concorsuali pubbliche e private, ove ne sia consentito l’espletamento, devono comunque essere assicurate modalità tali da evitare assembramenti di persone” . Considerando che tutte le forze armate hanno rinviato le procedure concorsuali e che i militari stanno evitando le adunate proprio per non assembrare persone, considerando che i concorsi comportano di per sé una mobilitazione di massa a livello nazionale, in quale modo l’ASL di Taranto prevede di “assicurare modalità tali da evitare assembramenti di persone”? Faremo la prova uno per volta? O magari dovremo andare muniti di metro per misurare la distanza di sicurezza l’uno dall’altro?».
C’è da considerare, inoltre, che molti dei partecipanti hanno effettuato ed effettueranno concorsi similari in altre sedi italiane: la scorsa settimana c’è stata la prova preselettiva all’ASL Napoli con quasi 1100 persone e ce ne sarà un’altra a Ferrara la settimana prossima. Chi assicura che persone in movimento tra le varie regioni usufruendo dei mezzi pubblici non si siano già contagiate?
«Noi professionisti – prosegue il gruppo di concorrenti che ha contattato “Lo Jonio” – vogliamo assolutamente svolgere la prova concorsuale: ma vogliamo anche che sia garantita la nostra salute e soprattutto il nostro lavoro. Noi, a differenza dei dipendenti pubblici, non ci possiamo permettere una normale influenza, figuriamoci un virus contagioso che comporta un obbligo di quarantena. Come potremmo chiudere i nostri studi professionali e non lavorare per 40 giorni? Questo causerebbe un danno economico non indifferente per tutti, ma anche un danno psicologico ai nostri numerosi pazienti, già provati dalla “psicosi corona-virus”. Il paradosso è che gli altri enti pubblici hanno rinviato senza tanti problemi le procedure concorsuali in atto, mentre proprio le aziende sanitarie locali non lo stanno facendo. Parliamo di un concorso del 2016 che è rimasto bloccato per anni: ora c’è improvvisamente la fretta di concluderlo quanto prima. Rinviare di un solo mese, per tutelare centinaia di professionisti sanitari quali gli psicologi, e centinaia di cittadini con cui potrebbero a loro volta entrare in contatto, che danno potrebbe mai creare?».
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