di PAOLO ARRIVO
Vietato abbassare la guardia. Un imperativo categorico per chi combatte in prima linea la criminalità organizzata che, sempre presente sul territorio nazionale, è spesso silente nella sua capacità di infiltrarsi in ogni angolo della società cambiando pelle e abito. Spesso invisibile, sporca le mani di persone insospettabili. Il nemico subdolo si comporta analogamente al virus che sta sconvolgendo l’umanità. Infatti oltre ai danni strutturali provocati, la sua contagiosità rimane elevata. Almeno quanto la bellezza promossa dai tanti che credono nella cultura della legalità. Ecco perché la ricorrenza odierna, la 25esima Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie non può passare inosservata. E in qualche modo deve chiamare a raccolta i ragazzi e le comunità. Perché sono troppe le persone morte per mano di chi, in ogni emergenza, continua a lucrare, a fare affari. Più di mille tra magistrati, giornalisti, sacerdoti, esponenti delle forze dell’ordine e semplici cittadini che hanno perso la vita per fare il loro dovere fino in fondo. Niente celebrazioni quest’anno, stante l’emergenza da far rientrare: le strade sono vuote, silenziose. Ma il pensiero e la preghiera dovrebbero essere assicurati.
Tra gli interventi spicca quello di Mario Loizzo: “Ricorre ogni 21 marzo la Giornata nazionale in ricordo delle vittime della mafie. La legge nazionale n.20/2017 ha scelto il primo giorno di primavera come data simbolica del risveglio delle coscienze contro la criminalità organizzata e le cupole”. Questo giorno della memoria si celebra fin dal 1996 (in Puglia a Foggia, due anni fa), su iniziativa dell’associazione Libera di don Luigi Ciotti, in risposta all’appello della mamma dell’agente di scorta Antonio Montinaro, ricorda il presidente del Consiglio regionale della Puglia contestualizzando alla drammatica attualità. Alle restrizioni da osservare: “Ritroviamoci idealmente fianco a fianco per ribadire il primato della legalità”. È una lotta che ci riguarda tutti, dichiara Mario Loizzo riprendendo il monito del fratello del Presidente della Repubblica Piersanti Mattarella (1935-1980), assassinato a Palermo da Cosa nostra, “nessuno può dire non mi interessa”. Coinvolge tutti al pari della pandemia da neutralizzare.
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