“E’ stato un incontro inconcludente e
insoddisfacente che non ha dato nessuna
risposta ai lavoratori che si trovano in
condizioni di disperazione e ai migliaia in
cassa integrazione a 900 euro al mese. Il piano
presentato da ArcelorMittal venerdì scorso è
stato ritenuto “inaccettabile, inadeguato,
insoddisfacente e irrealizzabile” dai ministri
Gualtieri, Patuanelli e Catalfo e dai commissari
straordinari dell’ex Ilva nell’incontro appena
conclusosi. Ma al termine non c’è stata
nessuna determinazione da parte del Governo
su quali saranno i prossimi passi da compiere.
Alcuni chiarimenti del ministro Patuanelli sul
piano presentato hanno confermato le
indiscrezioni giornalistiche uscite nei giorni scorsi e questo rappresenta la continuazione e la “coerenza” della multinazionale
che fin dall’inizio ha disatteso gli impegni sottoscritti. ArcelorMittal ha presentato
un piano di liquidazione e non di rilancio degli stabilimenti, che comporta un
disastro occupazionale e uno scempio ambientale”. Così Rocco Palombella,
Segretario Generale Uilm, al termine dell’incontro in videoconferenza sulla
situazione dell’ex Ilva, al quale hanno partecipato i ministri Patuanelli, Gualtieri e
Catalfo, le organizzazioni sindacali confederali e di categoria e i commissari
straordinari di Ilva As.
“Il progetto presentato – dichiara il leader Uilm – è un piano per guadagnare
tempo, per arrivare a fine anno quando con soli 500 milioni di euro potranno
andarsene e lasciarci le macerie. Il Governo ne prenda atto e metta in campo ogni
soluzione a sua disposizione per tutelare tutti i lavoratori, diretti e dell’indotto, e
il risanamento ambientale. ArcelorMittal non è un gruppo credibile e non può
essergli permesso di annientare la siderurgia italiana”.
“ArcelorMittal ha prima stracciato l’accordo sindacale del 6 settembre 2018 –
sottolinea – che prevede zero esuberi e oltre due miliardi per
ambientalizzazione e investimenti impiantistici, poi ha cestinato quello del
4 marzo fatto con il Governo, a suo dire a causa del Coronavirus. In un anno
e mezzo la multinazionale ha sempre trovato una scusa per non rispettare
gli impegni presi, a cominciare dal luglio scorso con la decisione unilaterale
e contro i vincoli dell’accordo del 2018, con la messa in cassa integrazione di
circa 1.400 lavoratori che oggi ha esteso la cig a tutti gli 8.200 lavoratori di
Taranto”.
“Il Governo deve far pagare tutti i danni fatti in questi due anni dalla
multinazionale – continua – sia agli impianti, ad oggi fermi e che cadono a
pezzi, che nei mancati investimenti ambientali che, senza alcuna ragione,
ha sospeso da mesi. È ora di dire basta a posizioni equivoche o
accondiscendenti nei confronti di ArcelorMittal che ogni volta alza sempre
più l’asticella per farsi pagare per rimanere in Italia, adducendo
periodicamente una scusa per non rispettare gli accordi sottoscritti”.
“Invece di dare due miliardi a chi vuole chiudere la più grande acciaieria
europea e ricatta il nostro Paese – aggiunge – il Governo li destini per una
legge speciale per la siderurgia italiana, per i pre pensionamenti e
consentire l’uscita ai lavoratori che sono stati esposti all’amianto durante la
loro vita lavorativa. Tutelare i lavoratori a rischio e non dare soldi a fondo
perduto a chi vuole cannibalizzare il settore siderurgico italiano, portando
fuori quote di mercato”.
“Nell’incontro che si terrà la prossima settimana – conclude – il Governo ci
dovrà spiegare come intende rilanciare l’ex Ilva e il settore siderurgico
italiano, attraverso la definizione di un piano serio e verificabile che
garantisca l’ambiente e l’occupazione. Non c’è più tempo da perdere”.
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