Fiume di reazioni dopo la notizia del primo contagio da coronavirus allo stabilimento ArcelorMittal di Taranto.
Per i Medici ISDE di Taranto “La scelta di continuare la produzione nello stabilimento siderurgico di Taranto è scellerata, insensata e inaccettabile. Alla luce di quanto sta accadendo in Lombardia e nelle regioni limitrofe del Nord sarebbe stato doveroso, anziché pensare alla produzione, proteggere la salute dei cittadini, dei lavoratori, mettendo in opera i massimi sistemi di precauzione. Ma i cittadini e i lavoratori del sud ancora una volta sono considerati di serie B. E Taranto continua purtroppo ad esserne un esempio clamoroso. La situazione è ormai drammatica. Oltre alle troppe parole di circostanza, sembra che non tutti se ne rendano conto”.
Per il coordinatore provinciale USB Franco Rizzo “Obbligare i dipendenti ad andare a lavorare in condizioni come quelle attuali è tutt’altro che un atto di responsabilità di cui i rappresentanti istituzionali si fanno carico. E’ piuttosto il contrario. Si tratta di una decisione pesante, i cui effetti ricadono sugli altri. Da settimane ripetiamo in maniera insistente che bisogna tenere i lavoratori a casa, diretti e indiretti non fa differenza, preservando gli stessi dal rischio di contagio da Coronavirus che ovviamente aumenta in luoghi di lavoro particolarmente affollati come quello della fabbrica. Ci aspettiamo ora una presa di posizione decisa che metta l’azienda nelle condizioni di adottare tutte le misure utili a contenere il diffondersi del virus nell’acciaieria tarantina. In caso contrario agiremo in autonomia, anche a costo di uscire dalle regole. Il nostro obiettivo è la tutela della salute e della vita di lavoratori e relative famiglie”.
Secondo il consigliere comunale Massimo Battista “Ora il Sindaco deve intervenire con azioni forti che permettano di non vanificare i sacrifici che la città di Taranto affronta da settimane per evitare la diffusione del contagio, così come lui stesso dichiara nel suo ultimo comunicato. Va ricordato che al momento potrebbero essere presenti in ilva un massimo di 900 lavoratori diretti e svariate decine di indiretti per il secondo turno e che saranno massimo 500 per il turno di notte. Considerando che in svariati comuni italiani i primi cittadini hanno deciso di chiudere le vie di accesso impedendo il transito in ingresso ed in uscita, mi chiedo se non sia il caso di fare la stessa cosa con il siderurgico. Chiedendo che vengano effettuati tamponi a tappeto su tutti i dipendenti presenti in fabbrica, solo così sarà possibile avere la certezza che non si sia difronte all’esordio di un focalaio che produrrebbe un effetto devastante sulla popolazione di questa città”.
Duri anche i toni della Federazione Provinciale dei Verdi: “Chiediamo che intervengano con urgenza le autorità sanitarie preposte ponendo in essere quanto necessario per prevenire un possibile focolaio in Puglia e che il Prefetto annulli con successivo provvedimento il decreto del 26. Chiediamo, altresì, al sindaco di Taranto, in qualità di massimo esponente responsabile della salute pubblica, di adottare tutti i provvedimenti necessari a contenere il rischio di propagazione del contagio, ordinando il fermo delle attività e la conseguente attività di sanificazione”.
Il consigliere regionale Gianni Liviano chiede “al presidente della Regione Puglia, dott. Michele Emiliano, a S.E. il prefetto dott. Demetrio Martino, al sindaco di Taranto, dott. Rinaldo Melucci, ognuno per le proprie competenze,
-di adoperarsi al fine di contenere quanto più possibile il numero dei dipendenti al fine di ridurre al massimo il rischio dei contagi,
– di considerare l’opportunità di coordinare un tavolo tra azienda, sindacati e autorità sanitaria al fine di individuare gli interventi più opportuni per contenere il rischio di contagio,
-di comprendere quali siano le iniziative e le attività messe in programma per rendere minima ogni forma di trasmissione del virus”.
TarantoRespira si rivolge direttamente al Premier: “Presidente Conte, avevamo messo in guardia qualche giorno fa circa la pericolosità che quella fabbrica aperta avrebbe potuto rappresentare, diventando un potenziale focolaio di Covid-19, non solo per chi ci lavora, ma anche per tutti gli abitanti di Taranto e della provincia.
Il Prefetto da lei incaricato, nonostante gli avvertimenti di cittadini, associazioni e sindacati, ha deciso di non chiudere, assumendosi la piena responsabilità dell’inevitabile minaccia all’incolumità di migliaia di cittadini. È per questo motivo, che chiediamo, immediatamente le dimissioni dell’attuale prefetto e l’azione tempestiva del governo per porre subito rimedio a questa drammatica situazione”.
Questo, infine, il video messaggio del segretario Cgil Paolo Peluso:
Pubblicato da Cgil Taranto su Domenica 29 marzo 2020
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