La lettera aperta rivolta alla Presidente Giorgia Meloni, sottoscritta da 102 su 105 Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori d’Italia, è soprattutto una richiesta di ascolto e di ripensamento, da parte del Governo italiano, dei contenuti proposti nello schema definitivo del Nuovo Codice dei Contratti, trasmesso il 7 dicembre 2022 e al vaglio del Consiglio dei Ministri.
Anche l’Ordine provinciale tarantino, rappresentato dal Presidente arch. Paolo Bruni, aderisce come firmatario di questo appello, ritenendo fondamentale, in questa fase, difendere l’aspetto migliorativo dei “contratti” che la bozza di Codice deve necessariamente rafforzare, nell’interesse del nostro Paese.
Questo testo di proposte (e di modifiche di snellimento al precedente), nel cercare di affrontare le sfide europee per accedere a fondi pubblici, punta su azioni di semplificazione e velocizzazione delle procedure di affidamento e realizzazione di un progetto per un’opera pubblica, ma penalizza le priorità di un percorso di affidamento pubblico, quali: equità, qualità e centralità del progetto di architettura. Conquiste non facilmente conseguite e che non devono essere oltre-passate in quanto garanzie che tutelano la comunità intera e le future generazioni.
Gli architetti temono che in questo testo sia stata privilegiata l’urgenza di rispettare tempi e scadenze ristrette, attraverso l’eliminazione di parti di leggi indispensabili per la qualità del progetto, secondo le quali, in assenza di un vero piano strategico di impiego di tutte le risorse, si allungano inevitabilmente le scadenze temporali.
Lo strumento del concorso di progettazione sembra essere il più penalizzato. Potrebbe essere invece favorito lo strumento dell’appalto integrato, che ha già ampliamente operato sullo stravolgimento delle idee progettuali che sostengono un progetto nel suo nascere. Non sono quelle esposte questioni prettamente tecniche, ma culturali di impegno sociale e dovere civico.
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