Nessuna emissione fuori norma dal siderurgico di Taranto. Lo dichiarano stasera fonti vicine ad ArcelorMittal, gestore in fitto dell’impianto industriale, replicando a quanto affermato giovedì sera dall’associazione ambientalista Peacelink. In particolare, “fonti vicine al polo siderurgico confermano che nessuna anomalia impiantistica è occorsa all’interno dello stabilimento nell’ultimo periodo riconducibile all’incremento del benzene e che tutti i valori emissivi rispettano ampiamente i limiti prescritti dall’Aia”, cioè l’Autorizzazione integrata ambientale.
Il 18 giugno Peacelink, col suo portavoce Alessandro Marescotti, aveva invece dichiarato che “il benzene in via Orsini, nel quartiere Tamburi, è arrivato a 5,7 microgrammi a metro cubo, valore elevato se si considera la serie storica dei valori rilevati in quel quartiere”. Peacelink aveva aggiunto che la fonte emissiva era lo stabilimento ArcelorMittal e che tale sforamento di valori limite non si era mai verificato nel passato, nemmeno, aveva detto l’associazione, ai tempi in cui la fabbrica era gestita dal gruppo industriale Riva, finito poi sotto processo in Corte d’Assise (attualmente in corso) per reati connessi all’inquinamento. Non è la prima volta, tuttavia, che Peacelink fa questo tipo di denuncia, chiedendo chiarimenti sul perché accade visto che l’attuale gestore del siderurgico afferma che la produzione di acciaio è anche notevolmente ridotta in questa fase. Attualmente, alcune prescrizioni Aia a carico di ArcelorMittal sono al vaglio del ministero dell’Ambiente – c’è stata una conferenza di servizi qualche giorno fa -, con l’azienda gestore che ha chiesto un differimento temporale per la conclusione di alcuni interventi ambientali – e analoga richiesta ha avanzato anche la proprietà degli impianti, Ilva in amministrazione straordinaria – motivando il tutto con lo stop lavori causa Covid 19, mentre Comune e Provincia di Taranto si sono opposti. (AGI)
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