“Sento la fame del popolo e vedo le lunghe file per prendere gli alimenti”. Lo ha detto questa sera l’arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro, raccogliendosi in preghiera, nella chiesa del Carmine chiusa al pubblico, davanti alla statua di Gesù Morto e dei Misteri che a Taranto, ogni anno, escono in processione nel pomeriggio del Venerdì Santo, portate a spalla dai confratelli del Carmine a piedi nudi, per rientrare il mattino successivo. Ma quest’anno, causa Coronavirus, gli antichi riti della Settimana Santa di Taranto (il primo nucleo dei Misteri risale a 255 anni fa) sono stati annullati. Per l’occasione, i simulacri della processione dei Misteri sono stati tutti disposti nella navata della chiesa su una guida rossa. “Insieme alle istituzioni pubbliche – ha affermato l’arcivescovo di Taranto -, le parrocchie, in questi giorni, sono un presidio, un punto di riferimento in questi tempi, più che mai, tanti di voi si stanno prodigando ancora di più per i poveri, gli anziani, i bambini”. “Ringrazio di vero cuore tutti i volontari, sacerdoti e laici, che si stanno spendendo in questi giorni, prendendo le dovute precauzioni”, ha sottolineato Santoro.
“Il mio invito in questi giorni – ha affermato l’arcivescovo Santoro – è che la Chiesa continui ad essere con le autorità e tutte le persone di buona volontà a servizio del popolo. Non dobbiamo tirarci indietro rispetto ai bisogni reali della gente”.Per l’arcivescovo di Taranto, “in questi giorni stiamo riscoprendo il valore delle cose che avevamo trascurato presi dalla frenesia del quotidiano. Avremo bisogno della collaborazione di tutti – ha proseguito -. Grande è il peso di questa vicenda sull’economia, ma grande è la lezione e dobbiamo impararla: solo se l’uomo è al centro del nostro progetto avremo un futuro degno”.
“L’emergenza presente – ha sostenuto Santoro – ci chiede di difendere la vita e la salute come beni supremi, prima di qualsiasi profitto delle imprese e dei consumi compulsivi. Ci chiede davvero di cambiare, di cambiare mentalità e stili di vita. E la lezione più dura e più vera che stiamo imparando è che nessuno si salva da solo. Noi – ha aggiunto l’arcivescovo di Taranto – non possiamo dire: «andrà tutto bene» come una sorta di mantra collettivo. Dobbiamo dire qualcosa di più. Davanti all’immagine del Dio che muore, vorrei che ci stringessimo tutti insieme a pregare”. (AGI)
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