Santa Messa di Saluto di Monsignor Filippo Santoro all’Arcidiocesi di Taranto a conclusione dei suoi undici anni di ministero. “La mia nomina è avvenuta il 21 novembre 2011 e sin dall’inizio ho sentito un affetto grande per questo popolo – ha detto Santoro -. Il grande tema della carità si è concretizzato in tante opere, in particolare nella realizzazione del Centro Notturno di Accoglienza per i senzatetto, San Cataldo Vescovo, ristrutturando il palazzo Santa Croce. Così un bene artistico è diventato anche un bene sociale, segno del cuore cristiano della nostra terra. Abbiamo riaperto, insieme ad altre Chiese, anche il santuario della Madonna della Salute, restituendo alla città un centro di culto di grande pregio artistico nel cuore di Taranto vecchia.
“Abbiamo passato vari momenti di sconcerto e dolore quando si succedevano le morti sul luogo del lavoro o per causa dell’inquinamento. Il momento più struggente e stato il flagello del Covid, che ha falciato tante vite. Ho sentito il dolore di tutta la nostra terra, soprattutto nella notte tra il giovedì e il venerdì santo del 2020 portando a spalle la nostra Madre Addolorata”, ha aggiunto nel suo discorso di commiato.
“Mi sono stati dati incarichi nella Conferenza Episcopale Italiana ponendo anche Taranto al centro della tematica ambientale e lavorativa d’Italia. Non potevamo tacere circa l’intollerabile contrapposizione tra il diritto alla salute e quello al lavoro in tutta la sua drammaticità”, ha sottolineato.
“I numeri degli ammalati, quelli della mortalità, continuano a parlare a questa terra del sacrificio pagato; i numeri dei cassintegrati e dei disoccupati ancora oggi denunciano la svendita di un popolo in nome del profitto. Sono stati anni di impegno e speranza”.
Abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci eravamo preposti? Non sarei onesto se cedessi all’ottimismo.No, non li abbiamo raggiunti – ammette -: nonostante i passi avanti, il siderurgico non è ancora una fabbrica ecocompatibile; troppi i cassintegrati; alta la percentuale degli inoccupati; tanti i giovani ancora lasciano questa terra per studiare o lavorare. I numeri dei malati oncologici destano preoccupazione e i viaggi della speranza sono consuetudine”.
”Tutto è stato vano? No, assolutamente! Il processo di ri-conversione è avviato: è un processo passionale di pazienza e di cura. Grazie di cuore a tutti, a uno a uno vi abbraccio e vi benedico”, ha concluso.
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