“Non ci sono più tute, non accettiamo più ordini”. Questa, in sostanza, è la risposta che, oggi, uno dei magazzini dello stabilimento ArcelorMittal di Taranto ha dato a seguito della richiesta di un operaio del reparto colata continua che aveva ordinato la tuta di lavoro ben venti giorni fa perché la sua è logora e strappata e non garantisce di operare in sicurezza sugli impianti. “Non si produce senza le tute nuove e con queste non adatte al regolare svolgimento del lavoro, senza il minimo indispensabile per assicurare l’equipaggiamento adeguato dei dispositivi di protezione individuale”. Questa la risposta dell’operaio al capoturno che, a sua volta, aveva ricevuto disposizioni dal caporeparto che si assumeva la responsabilità, non si sa con quale modalità in deroga alle norme in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, di mandare i lavoratori ad operare in turno anche con tute non idonee. Infine il capoturno richiamava il caporeparto per comunicargli l’annullamento della programmazione di lavoro perché non si assumeva la responsabilità di mandare i lavoratori sulla linea degli impianti con i DPI non idonei.
“Da un lato l’azienda, con la complicità ed incomprensibile partecipazione di alcuni sindacati, crea una “Task Force sicurezza”che promette investimenti, appunto, all’insegna della sicurezza – dichiara il segretario provinciale dell’USB, Francesco Rizzo – ma nel rovescio della stessa medaglia si rivela incapace di assicurare il minimo di quanto previsto come DPI per i lavoratori. Lo stesso operaio che chiedeva la tuta di lavoro ha contattato la sicurezza dello stabilimento, il SIL di zona, che a sua volta ha comunicato di non poter fare nulla di fronte a questa situazione. Siamo alla rappresentazione dell’assurdo!”
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