Tantissime le reazioni negative alla decisione di Arcelor Mittal di porre in Cassa Integrazione i lavoratori per fronteggiare la crisi dell’acciaio. Di seguito quelle già pervenute in redazione:
Partito democratico
La decisione annunciata da Mittal – scrive il segretario Mancarelli – della cassa integrazione per ulteriori 1.500 lavoratori, è in violazione del contratto che l’azienda ha firmato il 6 settembre con Di Maio e i sindacati. Nonché nei confronti di una intera città che tutta intera sta stringendo i denti con grossi sacrifici su diversi fronti per consentire a Mittal di rimettere Ilva in attivo. Le condizioni della fabbrica, della città, delle analisi di mercato, delle congiunture internazionali e delle regole industriali ed ambientali da rispettare, erano conosciute a Mittal da quando è incominciata la trattativa. Il Partito democratico non accetterà passi indietro in beffa di tutti i sacrifici fatti durante questi anni. Non abbiamo tenuto in piedi Ilva per far venire gli indiani e mandare a casa i lavoratori. Già troppi sono stati i 1.500 cassa integrati inseriti nel contratto Di Maio, che erano invece assunti regolarmente secondo contratto Calenda. Il Ministro imponga a Mittal, come ha fatto con Whirpool, il rispetto alla lettera del contratto industriale ed ambientale. Non sono previsti sforamenti per nessuna ragione economica o di profitto fino al 2023.
FIM CISL
«Da Arcelor Mittal non ci aspettavamo un comportamento così scorretto. L’immagine non può prevalere sugli interessi dei lavoratori». Va giù duro Biagio Prisciano, il segretario generale aggiunto della Fim Cisl Taranto Brindisi, dopo il comunicato stampa inoltrato dal gruppo Arcelor Mittal, col quale, a sei mesi dal subentro ad Ilva in amministrazione straordinaria, annuncia l’avvio della procedura di Cassa integrazione ordinaria che interesserà un massimo di 1400 unità per 13 settimane.
«Comprendiamo il ritardo accumulato nei mesi di trattativa – aggiunge Prisciano – che ha portato l’industria siderurgica a perdere fette importanti di mercato. Tuttavia siamo dispiaciuti dal metodo utilizzato dall’azienda nel comunicare gli imminenti programmi. Buona norma vuole che prima di ogni annuncio, specie quando di mezzo c’è il destino dei lavoratori e delle loro famiglie, sia data una corretta informativa alle organizzazioni sindacali. Personalmente – rileva Prisciano – sono stato avvertito in maniera informale, attraverso una telefonata sintetica. Nessuna comunicazione ufficiale, ma solo un avviso con successiva convocazione di un incontro che si terrà domani mattina al Consiglio di fabbrica. Ho appreso circa l’intenzione da parte dell’azienda di avviare la procedura di Cigo per 1395 unità dello stabilimento di Taranto, con l’interessamento dei reparti Colata continua numero 5, Laminatoio a freddo e Treni nastri. Questo metodo di relazioni industriali, come Fim, ci sorprende, specie alla luce della correttezza fin qui dimostrata da questa organizzazione sindacale. Auspichiamo per il prosieguo che tali atti di intraprendenza comunicativa vengano rivisti, al fine di evitare facili allarmismi tali da appesantire il clima sociale in città, già gravato dalla gestione complessa legata alla vicenda Ilva in amministrazione straordinaria – che vede ad oggi circa 1700 lavoratori in Cigs – per la quale domani al tavolo ci attendiamo risposte certe».
Entrando nel merito della questione e più precisamente soffermandosi sulla volontà da parte del Gruppo Arcelor Mittal di avviare la Cigo, Prisciano dice: «Quando tempo fa denunciavamo che sarebbe poi stata dura riprendere quote di mercato dopo sei anni di commissariamento era vero. Ritardi che ora, insieme alle altre cause, influiscono a questa condizione. Per noi – conclude Prisciano – è importante che vengano mantenuti gli impegni dal punto di vista industriale e ambientale e che tutte le opere e gli investimenti proseguano nei tempi previsti».
USB
E’ assolutamente inaccettabile ciò ArcelorMittal ha annunciato poco fa con un comunicato stampa, e cioè la cassa integrazione per ulteriori 1400 lavoratori. E’ evidente, oggi, la palese inaffidabilità dell’acquirente e pertanto chiediamo al Ministro Di Maio l’immediata apertura di un tavolo al MiSE perché, dopo la condanna dei gestori dello stabilimento da parte del Giudice del Lavoro del Tribunale di Taranto per comportamento anti sindacale, questa è l’ulteriore conferma che l’accordo del 6 settembre viene totalmente calpestato, non rispettato a danno dei lavoratori, delle casse pubbliche e solo in favore del privato.
E’ il coniglio che ArcelorMittal tira fuori dal cilindro a poche ore dall’incontro di domani dove si discuteranno le graduatorie dei lavoratori posti in Amministrazione straordinaria e l’ulteriore integrazione di 150 lavoratori, tutto ciò dopo una condanna in Tribunale. Non si comprende perché, dopo soli otto mesi di gestione dello stabilimento, ArcelorMittal cambi le carte in tavola rispetto all’accordo sindacale stipulato presso il Ministero ed a fronte di una produzione, rispetto allo scorso anno, non variata dopo i 2700 lavoratori posti in Amministrazione straordinaria annunci la cassa integrazione per ulteriori 1400 lavoratori.
“Ancora una volta si gioca sulla pelle dei lavoratori tarantini – dichiara il coordinatore provinciale Francesco Rizzo – che oltre alla pressione fisica a cui sono sottoposti a causa delle emissioni inquinanti devono anche essere umiliati dal punto di vista lavorativo. Questa per noi è una vera presa in giro. La linea del sindacato USB sarà una dura battaglia, sino alla fine, in difesa dei diritti e della dignità dei lavoratori”.
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