Dopo l’approvazione della delibera della Regione Sicilia (DGG 1733 del 09/08/2019) con la quale si autorizza la coltivazione della varietà Primitivo sull’intero territorio regionale, registriamo la presa di posizione del sindaco di Sava Dario Iaia,
![](https://www.lojonio.it/wp-content/uploads/2019/03/Dario-Iaia-300x225.jpg)
anche nella veste di coordinatore per la Puglia dell’associazione nazionale “Città del Vino” .
“Sava, insieme ad altri comuni del nostro territorio, rappresentano il cuore pulsante delle terre del Primitivo. Questo vitigno ci caratterizza in tutto il mondo e rappresenta la nostra storia e la nostra cultura. Oggi, apprendiamo che un’altro territorio, pur rispettabilissimo, ma completamente diverso dal nostro, e mi riferisco a quello siciliano, ha approvato, in sordina, una delibera di giunta regionale con la quale si consente la coltivazione del Primitivo anche a quelle latitudini.
Ora, se è vero che questo è possibile già oggi, visto che in altre regioni si coltiva già oggi il primitivo ( vedi Basilicata, Campania, Lazio,Umbria, Sardegna), questo provvedimento non deve diventare la base giuridica per consentire che un vino siciliano diventi IGP o DOP primitivo. Tutto questo sarebbe inaccettabile e bene ha fatto il Ministro per l’agricoltura Bellanova ad intervenire per chiarire che questo non sarà mai consentito.
Speriamo, tuttavia, che alle parole seguano sempre i fatti e, devo dire che, nell’ambito dell’agricoltura pugliese, negli ultimi anni, questo non è accaduto molto di rado. Vedasi per esempio la vicenda “xylella”.
Deve essere chiaro oggi e per il futuro che il primitivo è un vitigno pugliese e tale deve rimanere.
Il primitivo scorre nelle nostre vene e rappresenta una delle colonne portanti dell’economia del nostro territorio. Non possiamo farne a meno nè possiamo tollerare che qualcuno pensi di creare confusione attorno a questo nostro brand. Abbiamo atteso decenni prima di vedere riconosciuta, anche dal punto di vista economico e commerciale, l’eccellenza del nostro vitigno ed oggi non possiamo tollerare che ci venga scippato, per il danno che ne deriverebbe ai settori vitivinicolo, agroalimentare ed enoturistico .
Gli impianti e le denominazioni consequenziali devono rimanere in Puglia. Questo deve essere chiaro.
E per far ciò occorre uno sforzo comune da parte di tutti, politica ed operatori commerciali, associazioni, mondo produttivo e culturale, affinché questo scippo non abbia luogo.
Noi abbiamo l’esigenza di tutelare le nostre produzioni vitivinicole Dop e Igp, ancor più in questo periodo particolare in cui si discutono le modifiche da apportare al decreto 13 agosto 2012 concernente l’etichettatura e la presentazione dei prodotti del settore vitivinicolo Dop e Igp. Quindi, chiediamo la massima attenzione su questo tema, superando le solite divisioni territoriali e politiche . “
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