LA CDC RISPONDE AI 5 STELLE

Dopo la nota di Galante, Nevoli e Battista sulle dimissioni alla Camera di commercio

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La Camera di commercio risponde al 5 Stelle in merito alla nota di oggi relativa ai consiglieri dimissionari.
Ecco il testo integrale:

Siamo davvero sorpresi dell’intervento che il consigliere regionale Galante e i consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle, Nevoli e Battista, in una calda domenica d’agosto, hanno affidato agli organi di informazione con riguardo alla vicenda delle dimissioni di sette componenti del Consiglio camerale. Il modo è inusuale e il contenuto è a dir poco ambiguo.

Si rasenta la situazione kafkiana e grottesca, nella quale una minoranza di dimissionari tenta di delegittimare in maniera grossolana un Ente autonomo ed efficiente e la maggioranza in carica e lo stesso Presidente vengono attaccati addirittura da una parte politica e devono dimostrare di non aver commesso il “misfatto”!

La Camera di commercio è una Istituzione pubblica, apolitica e apartitica, che opera nel rispetto dei vincoli di legge e attraverso l’attuazione delle linee programmatiche pluriennali e annuali approvate dal suo Consiglio. È la massima assise camerale, nella quale sono rappresentati tutti i comparti, che definisce visione e obiettivi, azioni e risorse. Si chiama democrazia e sembra funzionare. Anche dopo la dimissione dei sette, il Consiglio camerale è perfettamente insediato con i restanti 21 componenti, esponenti dei settori del commercio, dell’artigianato, del turismo, dell’agricoltura, della cooperazione, delle piccole imprese, dell’industria, del Sindacato, dei consumatori, dei professionisti. I dimissionari, come previsto dalla normativa vigente, sono già in avanzata via di sostituzione da parte della Regione Puglia, competente per l’argomento.

Ci si aspetterebbe dai rappresentanti regionale e territoriali di una forza politica al Governo del Paese un atteggiamento di cauta sospensione del giudizio o, nel caso essi proprio necessitino di confronto, che tale confronto sia fatto con modalità istituzionali e non a mezzo stampa sulla base delle documentalmente infondate “dichiarazioni rilasciate dai dimissionari”, peraltro senza l’indispensabile contraddittorio della maggioranza dei consiglieri che, si ripete, sono legittimamente insediati e operativi. Ne saranno subito informati il Ministro dello Sviluppo Economico, che vigila sugli Enti camerali, ed il Presidente della Giunta Regionale, per le sue competenze, in quanto le dichiarazioni di Galante, Battista e Nevoli si configurano evidentemente come una ingerenza politica orientata e turbativa di democratici processi amministrativi. Sono diventati i tre strumento politico e portavoce dei dimissionari?

Sin qui la forma, ma è necessaria, purtroppo, una risposta anche nel merito.

Perché se una “critica” è stata mossa in questi anni alla Camera di commercio di Taranto è quella di aver costruito e perseguito una policy prevalentemente orientata allo sviluppo sostenibile, finalizzata a contribuire per quanto di competenza e, spesso, in modo sussidiario, al cambiamento del paradigma di sviluppo del nostro territorio.

Il programma e i bilanci dell’Ente sono noti, pubblici, trasparenti e controllati dal Ministero dello Sviluppo Economico, dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, dalla Corte dei conti e dalla Regione. Di più: sono comunicati costantemente ai portatori di interesse e si basano sul sostegno all’economia civile, alla semplificazione burocratica e amministrativa, all’innovazione produttiva e dei processi, alla digitalizzazione delle imprese e della pubblica amministrazione, alla crescita delle startup e delle imprese civili. Tutte azioni trasversali e puntuali. Leggiamo, invece, nel comunicato dei rappresentanti del Movimento 5 Stelle un chiaro avallo delle argomentazioni dei consiglieri dimessi. Conoscono i programmi camerali? Sanno che sono stati approvati anche da molti di quei sette che amano autodefinirsi “dissidenti”? Bisogna informarsi prima di dichiarare, nella migliore delle ipotesi, ovvietà. Se, poi, come affermano, sono poco interessati alle “faide interne” all’Ente (ma il tenore del loro comunicato domenicale pare denotare, invece, un vivo interesse), anche in questo caso buona norma sarebbe astenersi dall’intervenire su argomenti che evidentemente non si conoscono affatto.

Infine, l’industria “obsoleta e inquinante”. Dicano i rappresentanti del Movimento 5 Stelle in quale occasione la Camera di commercio di Taranto avrebbe difeso questo modello produttivo o interferito con le opinioni, le decisioni, le strategie di passati Governi o di questo attuale, se non chiedendo che il tessuto industriale tarantino fosse profondamente rigenerato e riconvertito e che le attività vocazionali fossero incentivate.

Anche al Consiglio camerale non interessano le faide interne, ma stupisce leggere certe parole e ci si chiede perché il Ministro Di Maio continua correttamente a parlare con AM InvestCo, convocando i Sindacati metalmeccanici per proseguire nella trattativa occupazionale se, come i tre firmatari del comunicato sostengono, vi è l’interesse di chiudere e non, invece, di rendere migliore quello stabilimento.

Insomma, il ragionamento sarebbe da ribaltare: dicano chiaramente i locali rappresentanti del Movimento 5 Stelle al Consiglio camerale qual è, al di là delle astratte dichiarazioni di principio, il modello economico e sociale che immaginano per Taranto?

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