“IRAQ: I FIGLI DELLA PACE”, LA SODDISFAZIONE DI SALAM

L'Ong tarantina ha reso noti i risultati del progetto rivolto ai minori

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“Non solo abbiamo centrato gli obiettivi di partenza che ci eravamo prefissati e che puntavano all’individuazione di 1000 bambini da prendere in carico, ma siamo riusciti ad andare ben oltre, con 1500 minori ricollocati all’interno di nuclei familiari”. E’ con grande soddisfazione, ma anche con un pizzico di commozione che Simona Fernandez, presidente dell’associazione Salam (ONG tarantina che si occupa di cooperazione internazionale con i popoli del bacino del Mediterraneo) ha reso noto i dati parziali del progetto denominato “Iraq: i figli della pace” tanto affascinante, quanto ambizioso. L’iniziativa, cofinanziata dalla Regione Puglia e decollata nell’aprile del 2018 è rivolta ai tanti bambini, la cui infanzia è stata negata dagli orrori del conflitto iracheno, ai quali l’ong jonica sta cercando di riconsegnare una vita quanto più normale possibile. Gli operatori di Associazione Salam sono stati operativi sul campo, tracciando le linee guida della ricostruzione di un tessuto sociale lacerato dalla guerra, investendo in termini di umanità e formazione sulle fasce più deboli, con una attenzione particolare verso le nuove generazioni, che saranno gli attori protagonisti del futuro in una terra tanto bella, ma tormentata. Un lavoro molto apprezzato anche dalle istituzioni, tanto che la Regione Puglia sarebbe interessata a finanziare una Fase II del progetto per i prossimi 3 anni: “Questa decisione dei vertici regionali – ha dichiarato Simona Fernandez – ci sprona a continuare l’opera intrapresa con ancora maggiore vigore e ad alzare l’asticella dei nostri obiettivi. Se fino a questo momento ci siamo occupati di ottemperare ai bisogni meramente materiali dei minori e dei relativi nuclei familiari da noi seguiti per garantire loro il ritorno ad una vita quanto meno dignitosa, il prossimo step sarà quello di provvedere ai bisogni sanitari. Tanti, infatti – ha sostenuto la Fernandez – sono i bambini colpiti da traumi, che hanno visto morire i propri genitori o fratelli e che hanno necessità di assistenza psicologica. Altrettanti sono coloro affetti da gravi patologie, anche oncologiche che hanno bisogno urgente di cure. Esserci per noi è un obbligo, perché la tutela dei diritti all’infanzia de dei diritti umani non ha confini di razza o religione. E concedetemi un po’ di soddisfazione nel sottolineare come una ONG tarantina, nata in una città che ha sì mille problemi, ma anche un gran cuore, possa essere un punto di riferimento per il bene dei bambini e di una popolazione così martoriata come quella irachena”.

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