“Nel piano approvato dal Governo c’è un investimento massiccio di un miliardo e mezzo proprio sulla questione ambientale. Se, realmente, si mettono i filtri alla produzione, si può sperare bene”. Così l’arcivescovo di Taranto, monsignor Filippo Santoro, parlando della vicenda Ilva a margine di un incontro su sicurezza e lavoro svoltosi a Salerno.
“L’attuale Governo – ha detto parlando della cessione dell’azienda – ha confermato il percorso fatto dal Governo precedente della cessione dell’Ilva al gruppo ArcelorMittal. C’è qualche miglioramento sulla questione occupazionale per cui sono state rispettate tutte le richieste dei sindacati, nessuno va via ed è stato reso possibile che non ci sia nessun esubero e quindi ammessi 10.700 operai”. “Ho sempre detto che la prima cosa è salvare l’occupazione, la seconda è quella del piano ambientale”. La commissione diocesana ha rilevato – ha anche detto Santoro – alcune incongruenze, “una di queste è l’immunità perché dipende se è un’immunità generica, non ci può essere”.
Intanto ieri terza assemblea davanti alla portineria D dell’Ilva, organizzata dalla Flmu Cub, a cui hanno partecipato lavoratori dichiarati in esubero, rimasti con l’Ilva in As in regime di cassa integrazione straordinaria almeno fino al 2023. Molti operai contestano i criteri adottati da ArcelorMittal per l’individuazione degli assunti. “Il nostro obiettivo – ha sottolineato Stefano Sibilla, segretario provinciale della Flmu Cub – è quello di coinvolgere sia i lavoratori in As che i lavoratori occupati tutt’oggi in quella fabbrica, quindi sotto contratto con Mittal, sia l’intera cittadinanza tarantina. Oltre ad essere stati lesi da un punto di vista ambientale, ci ritroviamo a rivendicare anche i diritti occupazionali, grazie all’accordo sottoscritto il 6 settembre 2018”. Un accordo che, ha concluso, “nonostante continui ad ammazzarci non ci tutela da un punto di vista occupazionale”. La prossima assemblea si terrà mercoledì in piazza della Vittoria alle ore 18.
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