«Ripartire in sicurezza». È l’appello del segretario generale della Fim Cisl Puglia, Gianfranco Gasbarro in vista del ritorno nelle fabbriche di molti lavoratori. Per Gasbarro è fondamentale garantire nelle aziende nuove modalità di ingresso e di uscita, la sanificazione quotidiana, strumenti per l’igiene personale e mascherine.
«Nell’ultima settimana – aggiunge – abbiamo dato il via ad alcune sperimentazioni, con aziende che, in modo organizzato, sono partite con circa 40/50 addetti, riscontrando buoni risultati. Però con l’aumento delle presenze nei luoghi di lavoro, previsto dalla cosiddetta fase 2, ci saranno più spostamenti e quindi occorre garantire una mobilità sicura».
Bisogna evidenziare che in Puglia ci sono una serie di aziende, che in realtà non hanno mai chiuso. Basti pensare a tutto il perimetro dell’aerospazio o al siderurgico; quelle che hanno avuto autorizzazioni prefettizie, oltre quanti avevano le autorizzazioni attraverso il codice Ateco.
«Noi – spiega Gasbarro – ci siamo preparati sin da allora ad affrontare la situazione. Nel frattempo, ci siamo organizzati per affrontare al meglio la fase 2. Tuttavia ci sono ancora una serie di attenzioni da contingentare sull’applicazione dei dispositivi, alla luce del protocollo dopo i Dpcm di febbraio, marzo e aprile, del protocollo firmato dal Governo con Cgil, Cisl, Uil e Confindustria il 14 marzo. Nelle aziende abbiamo già fatto delle sperimentazioni, con l’applicazione dei protocolli previsti, con i Dpi – i dispositivi protezione individuale – attraverso l’applicazione anche dei comitati aziendali. I comitati aziendali sono stati fondamentali nel rapporto con l’azienda, perché attraverso la partecipazione diretta degli Rspp, medico competente, Rls, Rsu o Rsa hanno realizzato protocolli di accesso con tutta l’applicazione, a partire dalla formazione e informazione ai lavoratori di come rispettare le procedure da adottare in azienda per evitare il contagio. Il lavoro fin qui svolto, con l’applicazione dei vari protocolli e delle disposizioni, ha dato buoni risultati. Dobbiamo creare le condizioni, perché il posto di lavoro deve essere più sicuro rispetto alla propria casa».
Ci sono però delle difficoltà da superare nei prossimi giorni, poiché ci sono realtà lavorative in cui la Fim Cisl non è presente. Vanno attivati urgentemente i comitati territoriali.
«Serviranno per monitorare anche le innumerevoli piccole aziende dove non abbiamo una presenza sindacale o dove l’abbiamo, ma non sappiamo cosa succede. In tal senso – dice Gasbarro – ci vorrebbe una maggior collaborazione da parte di Confindustria per costituire i comitati territoriali che realizzeranno protocolli, gestiti e organizzati in maniera adeguata. Serve, inoltre, formare ed informare i lavoratori sull’utilizzo e la gestione dei Dpi. Per quanto ci riguarda, dobbiamo dar vita a protocolli tali da garantire che non si verifichino contagi, attraverso il contatto diretto tra lavoratori; serve, quindi, una grande attenzione dell’utilizzo delle aree comuni. Per raggiungere tale obiettivo è fondamntale riorganizzare l’azienda, in modo da garantire la massima sicurezza possibile.
Altro elemento l’utilizzo dello Smart Working.
«Sullo Smart Working va precisata una cosa: è diverso dal telelavoro. Smart Working non vuol dire stare sempre a casa, ma va gestito sulla base delle mansioni dell’attività lavorativa che uno svolge, inserito in nuovo contesto lavorativo».
Per quanto concerne i Dpi c’è poi il discorso del trasporto pubblico per coloro i quali devono recarsi sul posto di lavoro.
«Al riguardo ci sono delle norme, ma non sappiamo ancora come verranno gestite. Il rientro dei lavoratori, seppur in maniera graduale, comunque avrà bisogno dell’applicazione di protocolli per il trasporto, sia pubblico che privato. Servono condizioni di trasporto tali da evitare contagi tra i trasportati. L’utilizzo dell’autobus è uno dei possibili elementi fortemente incisivo nell’ambito dell’allargamento del contagio, nel caso in cui ci siano persone in giro asintomatiche. Quindi sui trasporti ci sarà sicuramente molto da fare, ma non vediamo una forte integrazione».
E intanto la fase 2 è partita, per questo la Fim Cisl ritiene fondamentale la sicurezza dei lavoratori e dar seguito al protocollo sottoscritto il 14 marzo tra le parti sociali, che prevede la prosecuzione delle attività produttive solo in presenza di condizioni che assicurino ai lavoratori adeguati livelli di protezione.
«Ciò significa che nelle aziende dovranno essere garantite nuove modalità di ingresso e di uscita, la sanificazione quotidiana, strumenti per l’igiene personale, mascherine; gli spazi comuni, come le mense e gli spogliatoi, dovranno essere riorganizzati, la sorveglianza sanitaria garantita e dovranno essere rafforzate le funzioni del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza. Non da meno fondamentale – conclude Gasbarro – è l’accesso da parte delle aziende a strumenti sanitari idonei, tali da garantire la sicurezza tra tutti i lavoratori, bloccando sul nascere eventuali focolai tra quanti ogni giorno varcano i cancelli delle fabbriche».
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