La Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per aver violato i diritti di 39 cittadini di Taranto che avevano chiesto giustizia per i danni provocati alla loro salute dalle emissioni inquinanti prodotte dall’acciaieria ex-Ilva. Lo Stato italiano, ai sensi della decisione presa all’unanimità dai giudici di Strasburgo, dovrà versare 5 mila euro a ciascun ricorrente. Diversi di loro sono o erano lavoratori della fabbrica e alcuni hanno contratto patologie “che ritengono essere malattie professionali”, si ricorda nella decisione. I cittadini si erano rivolti alla Corte di Strasburgo perché ritenevano che l’Italia non avesse adottato le misure legali e regolamentari per proteggere la loro salute e l’ambiente e non avesse fornito loro informazioni sull’inquinamento e sui rischi connessi per la loro salute. I ricorrenti affermavano, infine, di aver subito una violazione del loro diritto a un ricorso effettivo.
La Corte, citando le precedenti condanne all’Italia per altri casi collegati alle emissioni dell’acciaieria, ha sostenuto che ci sia stata una violazione degli articoli 8 e 13 della Convenzione europea sui diritti dell’uomo, rispettivamente sul rispetto della vita privata e familiare e sul diritto a un ricorso effettivo.
LE REAZIONI
SENTENZA CEDU, DI GREGORIO (PD):
DIFENDERE E TUTELARE LA SALUTE DEI TARANTINI
DIFENDERE E TUTELARE LA SALUTE DEI TARANTINI
“La dignità e la salute dei tarantini vanno tutelate con provvedimenti urgenti, concreti ed efficaci”. Lo dichiara il consigliere regionale Vincenzo Di Gregorio (Pd)
dopo l’ennesimo pronunciamento della Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) nei confronti dello Stato italiano per non aver difeso i cittadini di Taranto dalle emissioni inquinanti.
“Questa vicenda – continua – è emblematica di quanto sia ancora lontano, purtroppo, l’obiettivo della riconversione in chiave ecosostenibile. Il capoluogo ionico e il suo hinterland pagano le conseguenze sanitarie ed ambientali dell’inquinamento degli anni passati e soffrono i mali di un sistema produttivo ed industriale che mostra i segni del tempo”.
“Un modello – sottolinea Di Gregorio – che ha fatto e fa massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali e che ha accumulato pesanti debiti nei confronti delle aziende dell’indotto. Una situazione complicata e preoccupante che ha spinto i sindacati a proclamare uno sciopero di 24 ore dei lavoratori di Acciaierie d’Italia e delle imprese dell’appalto. Un modello con pesanti criticità ambientali, economiche e produttive che va superato con politiche lungimiranti per fare di Taranto la capitale dell’industria green, delle energie rinnovabili, dell’economia circolare, della cultura e dei grandi eventi. Non è utopia, è una scelta di coraggio e di volontà. Per molti aspetti è un percorso già avviato e che mi auguro sia ripreso al più presto”.
“Questa vicenda – continua – è emblematica di quanto sia ancora lontano, purtroppo, l’obiettivo della riconversione in chiave ecosostenibile. Il capoluogo ionico e il suo hinterland pagano le conseguenze sanitarie ed ambientali dell’inquinamento degli anni passati e soffrono i mali di un sistema produttivo ed industriale che mostra i segni del tempo”.
“Un modello – sottolinea Di Gregorio – che ha fatto e fa massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali e che ha accumulato pesanti debiti nei confronti delle aziende dell’indotto. Una situazione complicata e preoccupante che ha spinto i sindacati a proclamare uno sciopero di 24 ore dei lavoratori di Acciaierie d’Italia e delle imprese dell’appalto. Un modello con pesanti criticità ambientali, economiche e produttive che va superato con politiche lungimiranti per fare di Taranto la capitale dell’industria green, delle energie rinnovabili, dell’economia circolare, della cultura e dei grandi eventi. Non è utopia, è una scelta di coraggio e di volontà. Per molti aspetti è un percorso già avviato e che mi auguro sia ripreso al più presto”.
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