Sarà un evento unico. Lunedì 29 sindacati e imprenditori scendono in piazza insieme per il futuro dell’ex Ilva e la tutela di lavoratori e aziende.
Di seguito le note ufficiali:
FIM-FIOM-UILM
La vertenza ex Ilva è ad un punto di svolta decisivo nell’ambito dei confronti, conquistati dalle lotte dei lavoratori, in sede governativa. Tuttavia, c’è il rischio molto concreto di chiusura dello stabilimento per una volontà ben precisa dell’Amministratore Delegato, espressione di fatto di Arcelor Mittal.
Infatti, in queste ore apprendiamo che l’unico altoforno attualmente in marcia già ridotta si sta avviando ad un ulteriore abbassamento della carica e si stanno adoperando anche alla fermata delle batterie 7- 8 determinando di fatto la chiusura definitiva della fabbrica.
È del tutto evidente che avremmo potuto evitare questa situazione di criticità in cui si trova la vertenza ex Ilva e come sindacato abbiamo, in più occasioni, scioperato per chiedere l’estromissione di Arcelor Mittal che aveva già ampiamente dimostrato di non voler investire sia per il rilancio della produzione che per il processo della transizione ecologica.
La gestione della multinazionale ha, infatti, prodotto soltanto cassa integrazione ed un impoverimento del tessuto produttivo della provincia ionica portando al lastrico molte aziende dell’appalto con conseguenti procedure di licenziamento collettivo per i lavoratori.
Le organizzazioni sindacali, anche in occasione dell’ultimo incontro con il Ministero del Lavoro e del MIMIT, hanno ribadito l’importanza e la strategicità dei lavoratori del mondo dell’appalto che in questi anni hanno garantito non solo la salvaguardia e la produzione degli impianti dello stabilimento siderurgico, ma soprattutto hanno consentito la realizzazione del piano ambientale e l’intervento costante sugli impianti per evitare problemi di emissioni inquinanti.
I vari governi che si sono succeduti hanno più volte ripreso, nei vari decreti d’urgenza, la strategicità della siderurgia per il nostro Paese e crediamo sia utile ricordare anche all’attuale governo che senza l’appalto sarebbe impossibile pensare non solo alla continuità produttiva ma anche ad un processo di transizione ecologica.
Adesso bisogna garantire la sopravvivenza dello stabilimento e non consentire all’attuale Amministratore Delegato di Arcelor MIttal di accrescere una situazione già di per se grave che consentirebbe alla multinazionale di compiere un delitto perfetto, eliminando in maniera definitiva un competitor importante come Taranto e facendo scoppiare sul territorio un vero e proprio disastro ambientale e sociale che diventerebbe irreversibile.
Per tali ragioni, nella giornata del 29 gennaio terremo una manifestazione con concentramento davanti alla portineria imprese che proseguirà in corteo attorno al perimetro dello stabilimento, con l’obiettivo, nell’iter di conversione del decreto di trovare le opportune garanzie a tutela dei lavoratori e dei crediti delle imprese, al fine di garantire la salvaguardia ambientale, occupazionale e industriale.
LA MANIFESTAZIONE PARTIRÀ CON UN CONCENTRAMENTO DAVANTI
ALLA PORTINERIA IMPRESE A PARTIRE DALLE ORE 07:00
AIGI
Aigi condivide le ragioni della manifestazione indetta dalle sigle sindacali metalmeccaniche in programma lunedì prossimo 29 gennaio.
Imprese e sindacati insieme in difesa della produzione ecocompatibile, del lavoro e del territorio tarantino, in difesa della sopravvivenza dello stabilimento siderurgico il cui futuro è fortemente a rischio mentre incombe lo spettro della seconda amministrazione straordinaria nel giro di un decennio.
Quella di lunedì sarà una data storica per la città. Per la prima volta a manifestare con le stesse medesime rivendicazioni saranno imprenditori e organizzazioni sindacali che scendono per strada in difesa della città. Manifestano per l’ex Ilva, la madre di tutte le vertenze mentre Taranto si è trasformata nella città delle vertenze.
Aigi lancia dunque l’appello alle altre forze economiche della città, agli ordini professionali e alle associazioni di categoria perché a rischio non sono solo i lavoratori diretti e dell’appalto ex Ilva. A rischio è la tenuta economica dell’intero territorio perché il default delle imprese e la chiusura della fabbrica si riverbererà sul reddito pro capite di ogni singolo cittadino.
Ad oggi sono 2640 i lavoratori dell’indotto in cassa integrazione, una misura che le aziende non hanno potuto evitare a causa dei mancati pagamenti da parte di AdI che rischiano di mandare sul lastrico le imprese dell’appalto. Aziende che in questi anni hanno garantito produzione e manutenzione degli impianti. Imprese strategiche per il ciclo produttivo del colosso siderurgico e per l’attuazione del piano ambientale che, strette nella morsa della crisi dovuta alla mancata corresponsione dei crediti vantati, non hanno potuto far altro che ricorrere agli ammortizzatori sociali non potendo più garantire il pagamento degli stipendi ai propri dipendenti. Che non vanno additate, nonostante la comprovata strategicità, quali responsabili dello spegnimento degli impianti. La verità è un’altra e non può essere taciuta. Acciaierie d’Italia non ha fondi per mantenere in esercizio gli impianti e non ha ordini in corso nemmeno per il rifornimento di carbon coke il cui costo si aggira sui 350 euro a tonnellata. Ecco perché parteciperemo convintamente alla manifestazione indetta dalle sigle sindacali. La fabbrica si sta spegnendo e il costo sociale sarà altissimo. Le misure di prededucibilità preannunciate dal Governo che all’apparenza possono apparire come la soluzione alla crisi in corso non sono attuabili essendo AdI una società priva di asset.
A pagarne le conseguenze saranno le imprese e con esse i lavoratori. Con i lavoratori la città tutta.
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