Le segreterie territoriali di Fiom, Uilm e Usb di Taranto
, unitamente alle Rappresentanze sindacali unitarie di Acciaierie d’Italia, confermano la mobilitazione a Roma dell’11 gennaio con gli enti locali e annunciano uno sciopero di 32 ore dalle 23 del 10 gennaio alle 7 del 12 gennaio contro l’ultimo decreto approvato in serata dal Consiglio dei ministri recante “Misure urgenti per impianti di interesse strategico nazionale”. Decreto che conferma, sottolineano i sindacati, “la volontà di erogare i 680 milioni, già stanziati, in modalità finanziamento soci, ripristinando vergognosamente perfino lo scudo penale ai gestori del sito”.
“In altre parole – sottolineano i sindcati – il Governo Meloni si disinteressa completamente delle richieste di un intero territorio, dei lavoratori, dei cittadini, delle scriventi organizzazioni sindacali, del presidente della Regione Puglia, del presidente della Provincia e dei sindaci dei comuni dell’area ionica, cedendo ai ricatti di un operatore privato che si permette quotidianamente di prendersi gioco delle piaghe della nostra comunità, compiendo solo sgradevoli bluff e azioni incostituzionali”. Il riferimento è all’incontro che si è svolto oggi a Taranto
tra sindacati ed enti locali che hanno ribadito la richiesta al governo “di non erogare nessun ulterior prestito pubblico in qualunque forma ad Arcelor Mittal senza un preventivo riequilibrio della governance”. Il provvedimento approvato garantisce “come se non bastasse, anche – aggiungono Fiom, Uilm e Usb – l’esimente penale per i propri comportamenti illeciti”. I sindacati ricordano che il ministro delle Imprese Adolfo Urso, “durante l’incontro ministeriale svoltosi il 17 novembre, comunicò l’obiettivo di dover garantire la tutela dell’interesse generale, subordinando i finanziamenti pubblici ad un autorevole intervento dello Stato nella gestione di Acciaierie d’Italia. Tale ‘autorevole intervento’ si è trasformato in una resa incondizionata davanti ai privati e l’interesse generale, per il governo, coincide – sostengono – con quello predatorio e offensivo dell’attuale gestione societaria che porterà alla chiusura definitiva dello stabilimento, senza che ci sia stato alcun risanamento ambientale e cancellando di fatto l’esistenza di ventimila famiglie”. Le segreterie di Fiom, Uilm e Usb “non si renderanno complici – concludono – di questo ennesimo scempio compiuto sulla pelle dei lavoratori e lo contrasteranno con tutta la propria determinazione”.
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