Natale più sereno per i dipendenti di Ilva in Amministrazione straordinaria (As), circa 1.600 solo a Taranto, dal novembre 2018 in cassa integrazione a zero ore. Anche la legge di Bilancio per il 2022, approvata al Senato nelle scorse ore, ha confermato per questi lavoratori l’integrazione della cassa integrazione. Si tratta di una misura economica in vigore già da alcuni anni che permette solo ai dipendenti di Ilva in as di percepire una cig maggiorata. Lo stesso trattamento non c’è invece per i dipendenti di Acciaierie d’Italia. Per Franco Rizzo del sindacato Usb “é giunta la notizia che attendevamo: confermata per il 2022, per i lavoratori ex Ilva in Amministrazione straordinaria, l’integrazione salariale”.
“L’emendamento a firma del senatore Mario Turco, sollecitato dall’Unione Sindacale di Base – precisa Rizzo -, è stato inserito nel comma 128 della legge di Bilancio. Una notizia positiva a poche ore dal Natale per tutti coloro che sono in cassa integrazione da tempo”.
“Esprimo viva e sincera soddisfazione e ringrazio Mario Turco per la sensibilità e l’attenzione mostrate nei confronti di questa parte di lavoratori – afferma Rizzo -. Lo stesso vicepresidente del M5S, per quel che concerne invece gli emendamenti relativi al tfr del passivo e al fondo per la riqualificazione per la bonifica dell’amianto per la stessa platea di lavoratori (ora stralciati), assicura che verranno dallo stesso ripresentati a gennaio”. Si è così chiusa prima della fine dell’anno una partita sulla quale c’era attesa.
Lo scorso anno, invece, l’integrazione alla cig non fu inserita nella legge di Bilancio ma in successivi provvedimenti legislativi e per attutire il disagio dei dipendenti, la stessa Ilva in amministrazione straordinaria anticipò a richiesta il trattamento economico, anticipo poi restituito dai beneficiari. I dipendenti di Ilva in As sono quelli che verso la fine del 2018, ArcelorMittal, allora gestore unico del gruppo siderurgico, al momento di subentrare alla gestione dei commissari straordinari, non ha selezionato per l’assunzione. Alcuni di loro hanno impugnato davanti al giudice del lavoro la mancata assunzione, ottenendo in molti casi il riconoscimento, ma la maggioranza della platea è rimasta in cassa integrazione. L’accordo di settembre 2018 al Mise ha previsto che, a completamento del piano industriale, ArcelorMittal avanzi una proposta di reimpiego a questi lavoratori qualora fossero rimasti ancora in cassa, ma questo punto dell’accordo ministeriale non è stato mai attuato ed è fortemente in dubbio che possa esserlo in futuro, anche perché per vicissitudini varie dal luglio 2019 ad oggi ArcelorMittal prima e adesso la nuova società Acciaierie d’Italia (nella quale è presente lo Stato con Invitalia) sono sistematicamente ricorsi alla cassa integrazione tenendo fuori dalla produzione una parte dell’organico di Taranto (8.200 addetti sui 10.700 totali di gruppo). (AGI)
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