DIOSSINA, PICCHI RECORD TRA IL 2013 E IL 2015: “ILVA IMPUNITA GRAZIE AI DECRETI”

L'intervento delle associazioni Giustizia per Taranto e Tamburi combattenti

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La diossina che piovve sui Tamburi fra il 2013 e il 2015, causando picchi record di inquinanti riversatisi su persone e cose, era dell’Ilva. Ma l’immunità penale prevista dai decreti salva-Ilva del Governo Renzi non rendono perseguibili i suoi responsabili. Sono le conclusioni a cui è giunta la Procura di Taranto a seguito delle relazioni dell’Arpa, le quali hanno inconfutabilmente accertato che si trattava “delle polveri degli elettrofiltri dell’impianto di agglomerazione”. Il sostituto Procuratore Mariano Buccoliero, coordinatore del pool ambiente della Procura tarantina, si è visto costretto a chiedere l’archiviazione al Giudice per le indagini preliminari, prendendo atto che il decreto del 2015 “autorizza l’attività produttiva anche in presenza di deficienze impiantistiche che possono determinare pericolose emissioni di sostanze nocive”. Nessun responsabile per quest’ennesimo, gravissimo, oltraggio a tarantine e tarantini, sempre più sacrificabili sugli altari del profitto e della finanza. Un’insopportabile compressione, continuata, dei fondamentali diritti dell’uomo a vivere in salute.

Quanto ancora dovremo subire per avere giustizia? fino a dove si è disposti ad arrivare per l’interesse di pochi? I fatti stanno dimostrando che le proteste della città erano e continuano ad essere fondate: i decreti dei Governi sull’Ilva non sono stati altro che una serie mai vista di norme messe in piedi per garantire la produzione contro ogni legge morale. Auspicando perciò che il GIP abbia la possibilità di respingere l’archiviazione per il caso in esame, chiediamo con forza a quello che sarà il nuovo Governo del Paese, di ripristinare la giustizia calpestata da anni in questa città, ponendo in essere leggi che cancellino le aberrazioni previste dai 12 decreti salva-Ilva, a partire dall’impunità per i gravissimi reati in corso e fermando quegli impianti che, oggi come ieri, sono causa di morte, dentro e fuori alla fabbrica.

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