Crispiano: la Puglia delle 100 Masserie riparte con un percorso di pianificazione strategica e attività partecipate sul territorio

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In una congiuntura economica mondiale sfavorevole e incerta come quella attuale, con modelli di economia saltati o falliti, immaginare e progettare un futuro sostenibile che poggi le basi sull’economia della cultura e del turismo ad esso correlato, ma anche sui suoi risvolti pedagogici e sociali, può rivelarsi una scelta non solo saggia e opportuna ma diremmo ormai improcrastinabile. Oggi il fenomeno del turismo e dell’economia a esso correlato ha assunto dimensioni globali estremamente interessanti e la domanda stessa è mutata tanto, ormai da anni. Dalle classiche destinazioni legate esclusivamente al mare o alla montagna, sempre più si è fatto largo il turismo culturale delle città, nonché quello lento dei piccoli borghi, delle campagne e del gusto.

La motivazione culturale influenza il 40% dei turisti internazionali che visitano il nostro Paese. La spesa complessiva dei turisti “culturali” per il 60% è generata da stranieri, pertanto la cultura va vista come risorsa e occorre andare oltre il restaurare, repertoriare, archiviare e proteggere. L’idea stessa di sola preservazione del Patrimonio Culturale è un concetto che appartiene ad un’idea passata del Bene Comune, che lo vuole rinchiuso in una teca di cristallo. Nel pieno rispetto della sua tutela, invece, dobbiamo immaginare il nostro Patrimonio come un corpo vivo, che si agita, che necessita di vivere e di essere messo in circolo, così da sprigionare il suo potenziale. Come è stato sostenuto da Antonio Preiti in un suo articolo “…i musei sono praterie da riempire e non riserve da preservare. Sono luoghi in sintonia con le pulsioni della città, non luoghi asettici, improntati alla retorica del bello senza conseguenze…”.

Ovviamente per il rilancio di una destinazione non basta solo la cultura altrimenti Atene sarebbe la città turistica per eccellenza, non basta la testimonianza storica nelle cose, serve lasciare un’esperienza evocativa legata ad essa, creare engagement a livello museale e attrattivo locale. Ma non basta neanche solo questo, non basta solo il paesaggio altrimenti tutti andremmo ai Caraibi e Rimini non sarebbe tra le più visitate destinazioni italiane.

Nell’entroterra tarantino, la città di Crispiano, da tempo porta avanti un’attività di posizionamento nel settore turistico-culturale vantando uno straordinario patrimonio di Masserie e attrazioni di incredibile interesse storico-artistico. A cavallo tra 2023 e 2024, l’Amministrazione Comunale ha deciso di puntare sulla definizione di un modello di sviluppo turistico in maniera decisa, lavorando a stretto contatto con una società di servizi, distintasi negli anni proprio per l’attività scientifica messa in campo in ambito strategico. La Trading and Marketing supporta aziende e pubbliche amministrazioni in percorsi integrati si sviluppo turistico che partono dal coinvolgimento dal basso per giungere ad azioni reali in grado di generare cambiamenti strutturali. Le attività che la città ha deciso di porre in essere sono state definite in un Piano Strategico dedicato al comparto turistico, ovvero un’analisi in grado di analizzare – a seguito degli incontri con la comunità – la situazione attuale e quella futura, considerando il raccordo da mettere in pratica tra i vari livelli esistenti di programmazione: regionale, nazionale, europei, PNRR e Agenda 2030.

Il sindaco Lopomo

Il Piano Strategico porta la firma, oltre che del dott. Flavio R. Albano già ricercatore di Marketing Territoriale ed ex docente per l’Università di Bari e della Basilicata coordinatore per la Trading and Marketing, del Prof. Vito Roberto Santamato dell’Università di Bari, del Prof. Colin Johnson dell’Università di San Francisco, del Prof. Stefano Bonini dello Stevens Institute of Technology, Hoboken USA, del Prof. Pierfelice Rosato dell’Università di Bari, del Prof. Domenico Nicoletti dell’Università di Salerno Campus Mediterraneo e vede il coordinamento scientifico dell’illustre Prof.ssa Mariangela Franch dell’Università di Trento. Un incredibile interesse per una destinazione che da tempo attrae l’interesse degli studiosi sulla tematica turistica proprio per la sua conformazione rurale e non massificata. La sfida per un turismo sostenibile sembra essere legata allo sviluppo strutturato e genuino di questi territori non direttamente legati al mare, senza un attrattore unico ma legati ad un’identità culturale come centro di attrazione.

Si scrive “turismo e cultura” si legge “crescita sostenibile”

“L’obiettivo è ridisegnare la percezione della destinazione turistica delle 100 Masserie e di Crispiano nel panorama turistico pugliese, cercando di evidenziare i connotati distintivi di un territorio completamente vocato alla natura, alla sostenibilità e all’autenticità rurale delle Masserie e del loro patrimonio culturale” ha spiegato il Sindaco Lopomo. “Il modello comunicativo di una destinazione deve basarsi su di un’offerta chiara e definita. Grazie al Piano Strategico, alle azioni messe in campo, ogni attore del turismo di Crispiano potrà presentare la propria proposta e contribuire al calendario unico eventi, rientrare tra le attività offerte, i posti dove dormire e dove mangiare” ha concluso poi il Sindaco.

Le azioni contenute nel Piano stanno già iniziando a vedere la luce, con le attività di narrazione social, lo storytelling video e la realizzazione di una piattaforma web per racchiudere tutta l’offerta locale. È stato anche strutturato un info-point digitale, un esperimento di fruizione innovativo, attraverso cui essere al servizio dei viaggiatori digitali, utenti perennemente connessi e in cerca di indicazioni organizzate anche dal punto di vista grafico.

Partire dalla formazione per cambiare il futuro

L’attività di rilancio è partita anche dalla formazione, ovvero da un corso gratuito e aperto alla cittadinanza in cui affrontare i temi centrali del turismo moderno e sostenibile. L’integrazione delle nuove tecnologie nel campo turistico ha generato un’opportunità per gli operatori, ma anche un nuovo paradigma, che ha cambiato le regole del gioco, i turisti stessi e il modo in cui pensano e progettano un viaggio. Le nuove soluzioni digitali nel settore turistico hanno fatto sì che alcune destinazioni che un tempo erano considerate “fuori dai sentieri battuti” si trasformassero ora in luoghi ambiti dal turismo di massa.

Formare i professionisti di questo nuovo modo di intendere il turismo è l’obiettivo del percorso, che ad oggi ha superato i 100 iscritti con un enorme successo di pubblico, di fatto evidenziando come la città abbia necessità di trovare nuovi stimoli formativi e nuovi punti di ispirazione.

Unirsi e fare squadra per affrontare la sfida della competitività internazionale

In questo contesto non è difficile pensare a una riscoperta e quindi “patrimonializzazione delle specialità locali”, alla costruzione di un’offerta dedicata, inserendosi e rafforzando quelli che sono processi di riqualificazione rurale, slow tourism e slow food. C’è un altro dato di fatto che è visibile a livello nazionale e riguarda la necessità di rideterminare i piani e i livelli amministrativi del settore turistico. Sarebbe in sostanza utile tralasciare i confini amministrativi, spostando l’attenzione sui concetti di “Destinazione” e “Territorio”, sorpassando le rivalità campanilistiche nell’ottica di un forte e convincente network di promo-collaborazione.

Essenzialmente tutto il turismo che si sta sviluppando in Italia nell’ultimo periodo si basa su caratteri legati alla ruralità dei luoghi, al vissuto dei borghi, alle tipicità enogastronomiche ed artigianali e alle Experiences connesse a loro. Nel Mezzogiorno tutte queste caratteristiche sono estremamente presenti e vive, autentiche più che mai, accostate ai principi di slow food e slow tourism, in esatta antitesi con i modelli di vita proposti nelle realtà urbane metropolitane oggi.

Crispiano: un paesaggio che lascia senza fiato

Sulla strada per Crispiano il paesaggio si rincorre dai finestrini ed è una tavolozza variopinta di colori in movimento. La terra, soffice e accogliente con gli onnipresenti e ingobbiti ulivi, delle grandi querce, alcuni mandorli e filari di vite a dare quegli accenti di verde e arancio, fino alle carrube, alle more basse e impenetrabili a bordo strada. La mattina presto, oltre la condensa sul vetro, residuo di una notte umida e luna piena, la luce passa creando un caleidoscopico effetto multicolore. Dall’altro lato scorre il film delle campagne, dei tratturi e delle mulattiere piene di ciclisti, dei muretti a secco non sempre ben formati, non sempre in piedi ma costantemente poetici ed evocativi di schiene chine sulla terra e mani callose cariche di pietre.

Crispiano è la prima tappa della Via Ellenica del Cammino Materano che segna il passaggio nella Terra delle Gravine, la penultima del cammino della Rotta dei Due Mari, l’unione mistica delle due coste pugliesi. Sebbene nel suo territorio sia stata rinvenuta una necropoli magno greca che ha donato degli splendidi ori al Museo Archeologico Nazionale di Taranto, lo sviluppo del centro come lo conosciamo oggi è con molta probabilità legato alla storia di un villaggio rurale prosperato, grazie alla sua posizione strategica, tra il tardo medioevo e l’età moderna. Posizione strategica che ancora oggi conserva un grande valore, da qui si possono raggiungere entrambe le coste pugliesi pur potendo soggiornare nel cuore della Puglia rurale, nel silenzio di Masserie antichissime e cariche di fascino.

E come sempre in Puglia, una delle caratteristiche immancabili è il cibo, che qui a Crispiano risuona ovunque, nei vicoli della città l’odore delle “ficazzelle” di dipana evocativo all’ora di pranzo, negli orti delle Masserie risplende il pomodorino giallo-rosso presidio Slow Food e formaggi pluripremiati (il Don Carlo è stato più volte vincitore agli Italian Cheese Awards) riempiono le tavole assieme alla carne al fornello pronto in cui regna il fegatino di Crispiano.

Da qualche anno le ‘cento masserie’ di Crispiano sono diventate il marchio di fabbrica di questo paese dell’entroterra tarantino non molto lontano dalla splendida Martina Franca. Un hinterland suggestivo, composto da una moltitudine di edifici storici, che si sta lentamente risvegliando grazie al recupero di molte masserie, un tempo abbandonate e ora trasformate in aziende agricole o in strutture ricettive. L’ideale per una vacanza green, tra mare e campagna, alla scoperta di sapori, racconti, suggestioni di una terra che sa stupire. Questo enorme territorio è stato compreso nel Parco Naturale Regionale “Terra delle “Gravine”, costituito con l’evidente intento di mettere assieme i territori della “pietra scavata” che hanno dato vita ai villaggi rupestri e quelli della “pietra costruita”, quei “thòlos” da cui discendono i trulli della Murgia. Non esiste altrove, in tutta l’Europa occidentale, un’area con un’analoga concentrazione di insediamenti rupestri e di siti archeologici, con ricchezze naturalistiche e fenomeni carsici di simile rilevanza, con un paragonabile patrimonio di biodiversità.

È guardando le Masserie che non puoi non pensare a come gli uomini abbiano costruito quasi in punta di piedi la loro civiltà, i loro ripari che oggi, rinascono nel loro fascino di design minimalista. Tutto risuona del silenzio nel connubio tra uomo e natura, immenso e sospeso, una devozione tacita che dura nei secoli. Facendo un giro per la città si apprezza senza dubbio la calma che si irradia dai vicoli. Non ci sono rumori aggressivi, non c’era caos, una presenza di pietra e terra aleggia per le vie. Anche se non si vede si percepisce un’anima forte e calcarea, una comunità coesa e netta.

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