CONFINDUSTRIA: BONOMI A TARANTO A TUTTO CAMPO

IL PRESIDENTE NAZIONALE HA PARTECIPATO ALL'ASSEMBLEA PUBBLICA IN ARSENALE

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“I fatti hanno dimostrato una cosa, che l’amministrazione pubblica commissariale non ha risolto il problema e dal punto di vista industriale l’ha solo aggravato”. Lo ha detto a Taranto il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, parlando dell’ex Ilva a margine dell’assemblea pubblica di Confindustria. “Ci vorrebbero ore – ha aggiunto – per raccontare i disastri e gli errori compiuti dal 2012 quando l’azienda fu investita da una serie crescente di sequestri giudiziari senza precedenti in un Paese avanzato. Anni che hanno ottenuto il risultato di trasformare una delle più grandi acciaierie a ciclo integrato a caldo d’Europa in un problema sempre più serio e ingarbugliato”.

SUL MES

“Sul Mes (Meccanismo europeo di stabilità) bisogna fare un po’ di chiarezza e magari anche una proposta. Il Mes l’Italia lo ha già firmato. L’Italia è già impegnata per 125 miliardi e ne ha già versati 14,3. Quello su cui si sta discutendo oggi è sulla ratifica delle modifiche al regolamento del Mes. Se riteniamo che, come Paese, quel fondo è stato costituito prima degli choc (materie prime ed energetici) e che non sia di interesse del Paese va bene, ma utilizziamo quelle risorse che abbiamo già versato e finanziato, per cui siamo già impegnati”. “Allora trasformiamoli – ha aggiunto – in un grande fondo di competitività per l’Europa. Oggi quel fondo impegna gli Stati membri per oltre 700 miliardi, pensate la leva che possiamo fare. Allora sì che avremmo a disposizione le risorse finanziarie”. “E, come ho già dichiarato, se il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, vorrà discutere con noi e costruire con noi e con tutta l’Europa un fondo per la competitività europea – ha concluso – Confindustria c’è”.

LA COMPETITIVITA’

“Questa non è una sfida di guerra commerciale. La sfida di competitività che ci stanno ponendo Stati Uniti e Cina è sull’industria 5.0. Un patto che Confindustria è due anni e mezzo che chiede, chiamandolo ‘Patto per l’Italia’”. Lo ha sostenuto a Taranto il presidente nazionale di Confindustria Carlo Bonomi, aggiungendo che “la strada non è quella che pensano Francia e Germania, cioè andare a una deroga degli aiuti di Stato, perché quello è un percorso di competitività asimmetrica, cioè favorisce quegli Stati che hanno più spazio fiscale. Purtroppo l’Italia sarebbe penalizzata. Basta vedere cosa è successo l’anno scorso: dei 540 miliardi di aiuti di Stato che sono stati autorizzati dalla Comunità europea, il 49,3% è andato alla Germania, il 29,9% è andato alla Francia, solo il 4,7% è andato all”Italia. Non è quella la strada”. La strada “di cui noi abbiamo bisogno – ha affermato Bonomi – è un grande fondo di competitività dell’Europa, un grande fondo per l’autonomia sulle materie prime. Noi siamo un’industria trasformatrice, le materie prime sono fondamentali, quella è la strada che bisogna percorrere”.

IL RUOLO DELL’INDUSTRIA

“Secondo Banca d’Italia il Pil acquisito di quasi il 4% del 2022 avrà un effetto di trascinamento sul 2023 positivo. Quindi l’industria italiana si è confermata di nuovo il vero driver di crescita di questo Paese, così come era stato nel 2015, nel 2017, dopo la pandemia, così come è stata in grado di affrontare gli choc del costo delle materie prime e dell’energia”. Lo ha sottolineato il presidente nazionale di Confindustria Carlo Bonomi intervenendo a Taranto a un’assemblea pubblica sulle sfide della transizione. “E’ stato possibile – ha proseguito – perché abbiamo imparato, purtroppo a nostre spese, l’amara lezione delle crisi del 2008, 2010, 2011 dei debiti dei fondi sovrani, abbiamo investito, ci siamo patrimonializzati, abbiamo investito in ricerca, innovazione, siamo andati sui mercati internazionali e siamo stati capaci di assorbire prima l’aumento dei costi delle materie prime e poi l’aumento dei costi energetici”. “Nonostante queste difficoltà l’anno scorso abbiamo fatto il record di export, oltre 581 miliardi, e – ha osservato Bonomi – se andremo avanti così anche quest’anno faremo un nuovo record, quasi 600 miliardi. Riusciremo a fare queste cose se non commetteremo degli errori e se ci saranno alcune condizioni: quella che il costo dell’energia rimanga basso e che la politica europea comprenda che le sfide della competitività a cui ci sottopongono Stati Uniti e Cina possano essere affrontate solo in una dimensione continentale, in una dimensione europea”. Secondo Bonomi, “se ci illudiamo che ogni singolo Stato membro possa affrontare questa sfida noi commettiamo un grande errore”.

L’EX ILVA

“Il tema è: qual è il progetto industriale. Quello della nazionalizzazione non credo che sia il percorso, l’acciaio di Stato ce lo ricordiamo tutti, ci è costato miliardi di lire dell’epoca con grandi fallimenti. Io credo che ci vuole un progetto industriale con dei manager bravi a gestire questi progetti perché operare nell’acciaio non è semplice, non è facile, ci vuole gente del mestiere”. Lo ha sottolineato il presidente nazionale di Confindustria Carlo Bonomi . “Adesso è stato fatto un primo provvedimento che consente di pagare le aziende che forniscono energia e sappiamo tutti il conto salato che hanno pagato le industrie, specialmente Ilva che è una industria energivora, ma non basta. E’ un inizio. Noi dobbiamo garantire il pagamento anche di piccoli e medi imprenditori dell’indotto che si trovano in grossa difficoltà”. Così il presidente nazionale di Confindustria, Carlo Bonomi, parlando a Taranto della vicenda ex Ilva a margine di un’assemblea pubblica sulle sfide della transizione. “Quello di Acciaierie d’Italia – ha puntualizzato – è un nodo molto complesso, un nodo che, sappiamo tutti, trae origine dal sequestro del 2012 e da lì, purtroppo, c’è stata una serie di provvedimenti che ci porta in una situazione oggi molto complicata. Non c’è una soluzione, ci sono dei passaggi molto importanti tra cui uno fondamentale è quello di finanziare gli investimenti e l’indotto”. Secondo Bonomi è necessario “garantire gli investimenti perché noi abbiamo bisogno di un polo produttivo dell’acciaio, non di 3 milioni di tonnellate. La produzione deve crescere, passare almeno a 6 milioni, e per far questo sappiamo che è necessario il revamping dell’Afo 5; vanno mantenuti alcuni impianti e quindi una transizione che richiederà 10-12 anni”. “Ma se non facciamo gli investimenti – ha ribadito – è impossibile pensare di arrivare a questa produzione. Per fare gli investimenti bisogna però risolvere la situazione giuridica”.

“NON C’E’ SOLO L’ILVA”

“Innanzitutto mi piacerebbe rappresentare una industria della Puglia che non è solo Ilva – ha aggiunto Bonomi -. Capisco che mediaticamente oggi si parli di Ilva, ma guardate che la Puglia è tante altre cose, agroalimentare, farmaceutica, turismo. Mi piacerebbe che si raccontassero le eccellenze della Puglia che non è solo il problema di Ilva. La Puglia può dare tanto e sarebbe bello raccontare anche le eccellenze”.

SULLA SCISSIONE DELL’INDOTTO

“Io ritengo che Confindustria lavori sempre nell’interesse dell’industria, del Paese e anche di coloro che non sono iscritti”. Lo ha detto il presidente nazionale di Confindustria, Carlo Bonomi, a proposito della decisione di oltre 50 ditte dell’indotto ex Ilva di lasciare Confindustria Taranto e formare una propria associazione. Bonomi ne ha parlato con i giornalisti a Taranto a margine dell’assemblea generale organizzata dall’associazione degli industriali sul tema ‘Le sfide della transizione’. “Io – ha sottolineato Bonomi – la definisco Confindustria della tripla A: autonoma, apartitica e agovernativa, nel senso che la cifra distintiva è l’indipendenza. Noi siamo un’associazione indipendente. Coloro che ritengono di ritrovarsi nella nostra mission stanno in Confindustria, chi ritiene di avere altre idee liberamente può stare fuori”. A proposito della vertenza Ilva, Bonomi ha ricordato che “c’è stato un incontro che ha riavvicinato azienda e sindacati, che era un po’ che non si incontravano, e ha permesso al Mef di staccare un assegno di 680 milioni. Abbiamo lavorato per tutti, quindi nessun problema”. Presenti all’assemblea anche il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi; il rettore dell’Università di Bari, Stefano Bronzini; il rettore del Politecnico di Bari, Francesco Cupertino; il vicepresidente di Sistema Moda Italia Carlo Palmieri; il presidente di Confindustria Puglia Sergio Fontana; il presidente di Confindustria Taranto, Salvatore Toma; il comandante marittimo Sud, Flavio Biaggi; l’assessore regionale allo Sviluppo Economico Alessandro Delli Noci; e il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci.

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