Anche a Taranto la situazione dei crediti fiscali incagliati nei cassetti fiscali è più che preoccupante, con molte imprese che rischiano il fallimento per la conseguente grande crisi di liquidità.
La fotografia emerge dal rilevamento effettuato da Confartigianato Taranto attraverso un questionario somministrato alle imprese dei settori edilizia, impiantistica e serramenti. Il dato è impietoso: oltre il 90% delle imprese sta lavorando attraverso l’acquisto del credito di imposta e con lo sconto in fattura, realizzando in questo modo oltre il 50% dell’intero fatturato del 2021 e del primo semestre del 2022 con l’utilizzo dei vari bonus (superbonus, ecobonus, bonus ristrutturazioni e fotovoltaico), con punte che arrivano anche all’80%. I clienti sono quindi soddisfattissimi, e le imprese? Solo il 60% delle imprese è però riuscito a smaltire interamente i crediti relativi ai bonus del 2021. Il restante 40% ha ricevuto già a fine anno scorso la porta in faccia da parte dei propri istituti bancari di riferimento. Ancora più imbarazzante e preoccupante la situazione dei primi sei mesi del 2022: il diniego da parte dell’intero sistema bancario e finanziario è stato pressochè a tappeto, pochissime imprese sono riuscite a smaltire qualcosina. E’ quindi immaginabile quale livello di instabilità econonomica e finanziaria stanno vivendo le piccole imprese .
L’impegno quindi di Confartigianato è la necessità di sbloccare le cessioni dei crediti e prorogare di almeno sei mesi i cantieri del superbonus già attivi sulle unità familiari.
Per l’importanza che i bonus stanno avendo nel percorso di riqualificazione del parco immobiliare esistente sul nostro territorio – commentano dall’Associazione provinciale – è necessario ed urgente intervenire per lo sblocco delle cessioni dei crediti generati dai bonus fiscali che, diversamente, rischia di compromettere la sopravvivenza delle imprese. Le continue comunicazioni di stop all’acquisto dei crediti da parte degli istituti bancari hanno finito per paralizzare il settore e vanificare gli effetti positivi finora registrati, con migliaia di imprese che finanziariamente verranno spazzate via. Il contrasto agli illeciti, infatti, non può trasformarsi in un freno totale per tutto il settore. Senza le correzioni chieste, le conseguenze per il settore saranno drammatiche, per le imprese che non riusciranno a monetizzare i bonus acquisiti, per i livelli occupazionali del settore che diminuiranno drasticamente e per la strategia di riqualificazione del parco immobiliare che verrà fortemente compromessa.
Altrettanta urgenza ha la proroga di almeno 6 mesi del termine del 30 settembre per il completamento del 30% dei lavori nei cantieri già attivi sulle unifamiliari che accedono al superbonus 110% al fine di rimediare alle difficoltà esogene di approvvigionamento dei materiali che rischiano di bloccare i cantieri, impedire il completamento delle opere ed originare inevitabili contenziosi. A riguardo basti ricordare che gli edifici unifamiliari rappresentano, secondo l’ultimo rapporto Enea di maggio, oltre il 50% di quelli interessati dagli interventi di riqualificazione energetica finanziati dal superbonus 110% con una fetta di mercato rilevante anche in ordine al numero di imprese e operatori coinvolti.
Per rimettere in moto il mercato della cessione del credito e far ripartire i cantieri, in queste settimane Confartigianato sta pressando il Governo e politica con le seguenti richieste:
– intervento straordinario da parte dello Stato che metta in campo un compratore di ultima istanza con il coinvolgimento immediato, ad esempio, di Cassa Depositi e Prestiti e Poste S.p.A.;
– conversione dei crediti in titoli negoziabili sul mercato;
– ampliamento della platea dei cessionari nei cui confronti le banche e i gruppi bancari possono in ogni caso effettuare la cessione, per consentire un buon assorbimento dei crediti fiscali;
– consentire l’utilizzo oltre l’anno 2022 della quota di credito d’imposta non fruita e derivante dalla concessione di sconti in fattura. Infatti, molte imprese che hanno concesso lo sconto in fattura negli ultimi mesi dell’anno 2021 non hanno trovato cessionari disponibili all’acquisto dei crediti. Se non dispongono di capienza fiscale, rischiano di perdere la prima rata annuale per la parte non compensata;
– riapertura del termine per la trasmissione delle comunicazioni di opzione, scaduto il 29 aprile 2022. Sono molte le imprese che, per motivi diversi (inerzia di un soggetto terzo incaricato, rifiuto del cessionario per errori formali contenuti nella comunicazione di opzione) non hanno potuto trasmettere (o ritrasmettere) la comunicazione nel termine del 29 aprile. Peraltro, è stata rappresentata l’opportunità di prevedere, a regime, l’eliminazione di un termine rigido almeno per lo sconto in fattura, o di introdurre un termine più ampio. In alternativa, potrebbe essere introdotta la possibilità di una “remissione in bonis”;
– semplificazione e unificazione delle procedure per l’istruzione delle pratiche di cessione, in modo da garantire tempi ragionevoli e sufficiente certezza tra gli operatori-imprese che confidano nella monetizzazione del credito.
– rendere interoperabili le piattaforme utilizzate dai diversi istituti di credito al fine di semplificare ed unificare le procedure per l’istruzione delle pratiche di cessione.
Anche sul territorio tarantino le agevolazioni fiscali sui lavori di ristrutturazione e risparmio energetico, hanno costituito in questi mesi importanti motori di rilancio del settore costruzioni e le imprese hanno investito e partecipato secondo le regole fissate dallo Stato. Come si può, nel corso della partita, cambiare le regole del gioco!? Confartigianato Taranto chiede quindi anche alle istituzioni locali, regionali ed ai parlamentari del territorio di fare la loro parte, con un intervento urgente presso il Governo e Parlamento per evitare un’ecatombe in un settore trainante per l’economia.
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