Il rendiconto consuntivo 2023 approvato dal Consiglio Comunale di Taranto non convince il consigliere d’opposizione Gianni Liviano. Questi i suoi pensieri:
Il bilancio consuntivo del Comune desta, a leggerlo bene, non poche preoccupazioni. Il Comune di Taranto fa fatica a riscuotere le entrate tributarie di propria competenza (imu e tari), (su 10 euro di entrate tributarie accertate solo uno è di certa riscossione), aumenta progressivamente il proprio indebitamento (che negli anni di gestione Melucci si è praticamente raddoppiato), non rispetta i cronoprogrammi e, rispetto alle proprie partecipate, queste hanno nei propri bilanci crediti verso il comune che non trovano corrispondenza nel bilancio del comune stesso. Al di là delle contese politiche, queste sono le ragioni tecniche che mi hanno indotto ieri a votare contro il bilancio consuntivo in consiglio cojunale.
Ogni dieci euro di entrate tributate (imu e tari) accertate dal Comune di Taranto, nove sono in dubbio di riscossione. Questo emerge dal bilancio consuntivo che ieri Il Consiglio Comunale di Taranto ha approvato. Infatti fatto 188.357.200 euro il totale della somma tra i residui Imu e Tari aggiornati al 31 dicembre del 2023, ben 170.083.837 euro sono accantonate nel Fondo di Crediti di Dubbia Esigibilità (come a dire che questi importi sono stati si accertati ma non sono di sicura riscossione…appunto “crediti di dubbia esigibilità”).
In particolare rispetto alla sola Imposta IMU, a fronte di un importo di Crediti che il Comune di Taranto vanta verso i contribuenti al 31 dicembre del 2023 pari ad euro 61.191.773 di euro, il fondo di crediti di dubbia esigibilità è pari addirittura a 58.665.119,59 euro (cioè il 96%). Rispetto alla Tari invece, a fronte di crediti che il Comune di Taranto vanta verso i contribuenti a 31/12/2023 per un importo pari ad euro 127.165.427, il fondo crediti di dubbia esigibilità è pari ad euro 111.418.718 (cioè l’87,62%),
Un altro dato interessante, che emerge nella lettura del bilancio consuntivo del Comune di Taranto, è l’aumento dell’Indebitamento. Da quando ha avuto inizio la sindacatura di Melucci, il debito del Comune di Taranto si è praticamente raddoppiato. Se infatti al 31/12/2016 il debito era pari ad euro 19.671.113, il debito al 31/12/2013 è pari ad euro 36.135.783 euro. Ogni cittadino tarantino, da zero a cento anni, ha una quota debito pro capite pari ad euro 193,45 euro (frutto della divisione tra il totale debiti e il numero degli abitanti della città di taranto che attualmente è paria 186.000), nel 2016 il debito procapite era pari ad euro 108,26.
L’indebitamento del Comune potrebbe aumentare in maniera inquietante se il contenzioso pari a 230.000.000 di euro, relativo ai Boc (contratto all’epoca del dissesto), in attesa di sentenza definitiva, vedesse il Comune di Taranto soccombente. Se cosi’ fosse il debito procapite di ogni cittadino di Taranto salirebbe ad oltre 1.420 euro. E proprio rispetto a questa questione non tranquillizza il fatto che si sia ridotto il fondo accantonato a copertura del debito derivante da un’ eventuale sentenza negativa che era pari ad euro 58.252.070, da fondi accantonati 50.085.268 (cioè il Comune ha utilizzato, nelle more dell’attesa della sentenza dei boc, 8.000.000 di euro che erano invece stati accantonati proprio per quest’obbiettivo).
Un altro elemento da segnalare è che l’amministrazione comunale, non rispetta i propri cronoprogrammi e non è capace di usare in tempi brevi le risorse a sua disposizione. Infatti quanto piu’ alto è il FONDO PLURIENNALE VINCOLATO (che è proprio l’evidenziatore in bilancio dell’allineamento tra l’arrivo delle risorse e il loro utilizzo), tanto piu’ è forte il disallineamento tra l’arrivo delel risorse e il loro utilizzo. Il Fondo Pluriennale Vincolato è pari nel 2023 ad euro 81.000.000 ( 21,33% del risultato totale di amministrazione), nel 2022 era pari ad euro 70.000.000 (19,40% del risultato di amministrazione di quell’anno), nel 2021 era 64.800.000 di euro. L’aumento del fondo pluriennale vincolato indica un peggioramento progressivo e un disallineamento crescente.
Un altro aspetto è che nei bilanci delle partecipate risultano crediti da esse vantate nei confronti del Comune, che invece non risultano riscontrate, come debiti, nei bilanci dello stesso Comune. E’ evidente che se le società partecipate (Kyma ambiente in particolare) indicano nei loro bilanci dei crediti verso il Comune, che poi sono privi di riscontro nei bilanci del Comune, la credibilità dei loro bilanci è messa fortemente in discussione.
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