Riceviamo e pubblichiamo una nota delle segreterie di Cgil, Cisl e Uil di Taranto sulle promesse non realizzate per il territorio jonico.
Il sistema produttivo di Taranto, da diversi anni, è stato caratterizzato da un declino continuo, per effetto di un modello industriale novecentesco in via di esaurimento anche per effetto degli imponenti cambiamenti globali in atto.
Il territorio ionico ha da sempre rappresentato una realtà industriale importante e strategica per l’intero Paese; a partire dalla grande fabbrica siderurgica e non solo per quello che riguarda l’industria pesante, fino alla rete delle piccole e medie imprese che insieme alle maestranze locali hanno elevato e qualificato l’industria manifatturiera. Lentamente, l’industria e la manifattura scompaiono e rendono sempre più deserto il tessuto industriale.
Ipotesi di reindustrializzazione tra le più fantasiose, contrapposizioni continue tra varie fazioni, un dibattito politico che ha teorizzato una decarbonizzazione mai realmente programmata e iniziata; e poi giochi di parte, persino azioni di sensazionalismo comunicativo.
Abbiamo perso il conto delle promesse fatte e mai mantenute su un futuro di riscossa per chi abita in questo territorio. Ma il futuro arriva prima o poi e oggi diventa doloroso affrontarlo così.
Nel mezzo continuano ad esserci le lavoratrici i lavoratori, diretti e dell’indotto in appalto; in migliaia iscritte e iscritti ai sindacati confederali di CGIL – CISL – UIL, con le proprie federazioni di riferimento, continuamente impegnate a far resistere l’idea di un lavoro dignitoso, legale, contrattualizzato, che salvaguardi l’occupazione esistente e che crei le condizioni per l’ampliamento dell’occupazione specialmente tra le donne e i più giovani, le categorie più penalizzate.
Fa da contraltare, anche in questo caso da anni, una dolorosa desertificazione industriale che ha lasciato sul terreno, sempre loro, gli inascoltati, un esercito di “ex” lavoratori di vari stabilimenti e luoghi di lavoro, confluiti nei cosiddetti bacini di crisi.
Le Federazioni di CGIL CISL UIL Taranto dei lavoratori metalmeccanici, degli edili, degli elettrici, dei chimici, dei trasporti, dei servizi e della somministrazione di lavoro hanno proclamato uno sciopero per giovedì 28 settembre presso lo stabilimento di Acciaierie d’Italia, all’interno di una fabbrica in cui non si sono concretizzati gli investimenti promessi nel 2018, che produce cassa integrazione.
Da quella fabbrica partirà l’ennesimo grido di allarme per rivendicare soluzioni che garantiscano la ripresa sostenibile del ciclo produttivo siderurgico con un serio, concreto progetto industriale e occupazionale. Una transizione quantomeno da iniziare e non solo da annunciare.
CGIL – CISL – UIL Taranto da qui richiamano l’attenzione delle Istituzioni ad ogni livello; serve la riapertura di un dialogo sociale che dia corso a quel modello industriale sostenibile considerando la grande mole di risorse pubbliche finalizzate agli investimenti, il PNRR, il Just Transition Fund, i fondi della Coesione Sociale.
Risorse pubbliche finalizzate agli investimenti sulla transizione e non come forma per soluzioni di breve periodo.
Basta, dunque, alla reiterazione di promesse mai realizzate!
Servono azioni immediate e concrete che disinneschino i rischi di una bomba sociale pronta sempre ad esplodere e con conseguenze devastanti ed imprevedibili per tutto il Paese.
CGIL – CISL – UIL ci sono, non sono mai mancate, rappresentano migliaia e migliaia di lavoratrici e di lavoratori ed hanno a cuore le sorti di questa comunità e del suo territorio. È bene che nessuno se lo dimentichi.
Taranto, 23/09/2023
Giovanni D’Arcangelo Gianfranco Solazzo Piero Pallini
segretario generale segretario generale segretario generale CGIL Taranto CISL Taranto UIL Taranto
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