«L’aumento ingiustificato del costo del carburante sta dando il colpo di grazia alle imprese tarantine dell’autotrasporto». È il grido d’allarme che lancia Giacinto Fallone, referente della categoria autotrasporto di Casartigiani Taranto.
«L’impennata spaventosa dei prezzi sta mettendo ancora una volta a dura la nostra categoria.- commenta- Basti pensare che il gasolio e il metano hanno avuto un aumento del 30%. Ciò significa che per il rifornimento ad un camion (il pieno è di 860 litri) spendiamo in media 250 euro in più rispetto a gennaio. L’Adblue, prodotto antinquinamento, nel giro di pochi giorni è salito da 0,33 a 0,44 più Iva a litro all’ingrosso. Anche il metano è passato da 0,77 a oltre 2 euro al chilo. Siamo fuori dal mercato così. Il carburante rappresenta allo stato attuale il 50% del nostro fatturato. Lavoriamo a perdere e di questo passo sicuramente non arriveremo a fine anno».
Come se non bastasse – aggiunge ancora- «le gomme per i mezzi sono diventate introvabili e con costi superiori a 500 euro a pezzo, le autostrade sono costose ed impercorribili, per le utenze di luce e gas per le sedi aziendali registriamo un aumento del + 40%. È una situazione insostenibile ed inaccettabile. Le aziende di trasporto non sono più nelle condizioni di proseguire le loro attività».
Si registrano infatti gravi problemi di liquidità, anche a causa dei ripetuti ritardi nei pagamenti da parte di Acciaierie d’Italia. «Siamo fermi alle fatture di maggio. – informa – Alcuni hanno ricevuto solo un acconto, mentre altri nemmeno quello. Come si pensa di poter andare avanti?».
Fallone chiede pertanto un intervento urgente del Governo Regionale e Nazionale «per non decretare il fallimento di tante aziende italiane e tarantine».
A suo dire, alla luce di ciò che sta accadendo, o si riducono i costi o si aumentano i noli di trasporto di almeno il 30%, con il conseguente aumento anche del costo finale del prodotto e immediate ripercussioni sui consumi.
«Se non si comprenderà la gravità del problema e le istituzioni non lo affronteranno seriamente – chiude- saremo costretti a fermarci e proporremo la proclamazione di uno sciopero di carattere nazionale di almeno una settimana per far valere le nostre ragioni».
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