“ARCELORMITTAL, SERVE UN CAMBIO DI PASSO”

L'intervento del presidente di Confindustria Taranto, Antonio Marinaro

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Pubblichiamo un intervento del Presidente di Confindustria Taranto Antonio Marinaro sulla questione ArcelorMittal.

 

Le condizioni di difficoltà derivanti dalla pandemia che attanaglia tutto il nostro Paese stanno contribuendo a far emergere con ulteriore evidenza le criticità già presenti sul nostro territorio. Allo stesso tempo, la situazione complessiva di grande instabilità non consente più di procrastinare decisioni e iniziative utili a quella “ripartenza” che tutti auspichiamo. Gli eventi di questi ultimi giorni riguardanti l’industria siderurgica – fra cui la richiesta di un maxiprestito che Arcelor Mittal avrebbe avanzato al Governo – hanno aggiunto ulteriori tasselli a quel puzzle già molto intricato rappresentato oggi dalla presenza della cordata franco-indiana sul territorio. Tralasciando ogni valutazione nel merito, riscontriamo ancora una volta da parte del management di Arcelor Mittal un atteggiamento volto solo ed esclusivamente a perseguire interessi legati al mero profitto (pur nelle innegabili attuali difficoltà dovute alle limitazioni imposte dalla pandemia e da un mercato non favorevole) e dal pressoché totale dispregio del territorio in cui la stessa azienda opera. Un approccio che abbiamo denunciato spesso in virtù delle note vicende del nostro indotto, costretto sistematicamente a richiedere i suoi sacrosanti crediti in una estenuante diatriba fatta di dichiarazioni di intenti, ripetuti stop and go, promesse mancate e scadenze puntualmente procrastinate. E parliamo di “normali” diritti acquisiti in virtù di un rapporto contrattuale fra l’azienda e i suoi fornitori, che dovrebbero rispondere a criteri di “normale” regolarità. La nostra buona volontà a collaborare con Ami nel cercare ogni tipo di soluzione utile a risolvere la questione, tuttavia, non è stata finora sufficiente a stabilire quel rapporto di collaborazione da noi auspicato; di segno altrettanto negativo è l’approccio che l’azienda intrattiene con il territorio sia sul piano dei rapporti istituzionali (Comune, Camera di Commercio), sia rispetto alle istanze, altrettanto sacrosante perché attinenti la tutela dell’ambiente, che proprio dalle istituzioni vengono puntualmente accolte da Arcelor Mittal con atteggiamenti di ostruzionismo, demandandone la  soluzione alle carte bollate. Contestualmente, e non da ultimo, non possiamo che stigmatizzare la totale assenza dell’azienda rispetto alle esigenze che il territorio di Taranto e della sua provincia esprimono in termini di risorse utili alla macchina sanitaria e alle emergenze che la stessa sta già affrontando. Un segnale che non possiamo che reputare di segno negativo perché il momento è eccezionale ed ogni azione messa in campo dovrebbe avere il carattere dell’eccezionalità.

All’azienda siderurgica oramai da due anni a Taranto diciamo che è forse arrivato il momento di un cambio di passo: non aver considerato di poter instaurare, fin dall’inizio, una qualsiasi forma di integrazione con il territorio, l’aver pensato di poter ottenere il massimo delle utilità senza il rispetto delle più elementari regole contrattuali e di rapporto con le istituzioni (come peraltro dimostrato dalla indisponibilità al tavolo recentemente convocato in Prefettura) la dice tutta circa il progressivo disimpegno che il management dell’acciaio sta mostrando rispetto alla permanenza sul nostro territorio.

Se un disimpegno c’è, pertanto, è ora che l’azienda lo dica a chiare lettere, uscendo da ogni equivoco che in un momento come questo non fa bene a nessuno. Se così invece non fosse, saremo pronti a recepire eventuali proposte nel segno di un reale spirito collaborativo e propositivo. Il nostro territorio e le nostre imprese non possono più contare su ambiguità e mezze misure: hanno bisogno, ora più che mai, di certezze.

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