ArcelorMittal ha incrementato di altre cinque settimane la cassa integrazione con causale Covid a partire dall’1 giugno. Lo dichiara l’azienda in una lettera inviata ai sindacati. Che sono stati convocati alle 12 del 28 maggio. L’azienda, riferendosi all’emergenza Covid, parla di “evento oggettivamente non evitabile ha rende indifferibile la riduzione dell’attività lavorativa”. La proroga della cassa è chiesta per lo stesso numero per la quale é scattata a fine marzo, ovvero 8173 addetti dello stabilimento di Taranto di cui 3262 addetti dell’area a caldo, 1561 dell’area a freddo e 3350 dell’area servizi. In cassa andranno 5626 operai e 1677 impiegati. Il numero di cassintegrati richiesto va inteso come tetto massimo ed equivale alla forza lavoro di Taranto. Attualmente la cassa Covid sta interessando nello stabilimento più di 3200 dipendenti ArcelorMittal essendo fermi molti impianti tra cui l’altoforno 2, l’acciaieria 1 e i treni nastri. Nella call conference di ieri col Governo e i sindacati, l’amministratore delegato di ArcelorMittal, Lucia Morselli, illustrando i problemi dell’azienda, ha detto: “Tutti i giorni i nostri clienti – automotive, meccanica, costruzioni – ci mandano mail chiedendo di rinviare di mesi la spedizione e non sanno cosa farsene”. “Non laminiamo – ha detto ancora l’ad di ArcelorMittal – perché si lamina quando si spedisce. L’unica cosa che possiamo fare sono le bramme, che sono pronte per la fase di finitura quando il cliente ci richiederà di spedire e anche di spedire le cose che vorrà”. (AGI)
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