USANO IL NOME DI MINO BORRACCINO PER OTTENERE SOLDI IN CAMBIO DI LAVORO. TRE INDAGATI

IL CONSIGLIERE DEL PRESIDENTE ERA ALL'OSCURO DI TUTTO

Avrebbero utilizzato il nome del consigliere del presidente della Regione, Mino Borraccino, lontano parente di uno degli indagati, per chiedere denaro per un posto di lavoro, millantando un suo possibile intervento. Ma lo stesso Mino Borraccino, dopo aver scoperto quanto era avvenuto, ha prontamente presentato denuncia e fatto scattare un’indagine che vede coinvolte tre persone per traffico di influenze.

A chiarire la vicenda è – come spiega La Gazzetta del Mezzogiorno – è stato avviso di conclusione delle indagini notificato dal pm della Procura di Taranto Maria Grazia Anastasia: nelle carte compare il nome di Guerino Borraccino, 44enne di Pulsano nel tarantino e lontano parente dell’ex assessore regionale. L’uomo, rivendicando la lontana parentela, avrebbe chiesto a un 43enne e alla sorella 50enne brindisine, soldi per  trovare un posto di lavoro facendo leva sul presunto intervento dell’uomo politico che, però, era all’oscuro di tutto.

In primo incontro tra Guerino Borraccino e i due a Marina di Pulsano il brindisino avrebbe consegnato la somma di 150 euro e bottiglie di vino per il favore richiesto. Guerino avrebbe garantito un posto in una ditta di vigilanza che lavorava nella sanità e nel tempo avrebbe richiesto una somma attorno a 3mila euro.

Dopo un po’ di tempo per l’uomo è arrivata una proposta di lavoro in un’azienda pulsanese: Guerino Borraccino aveva motivato la chiamata con l’intercessione del politico, che in realtà non c’era mai stata.

In seguito alla fine della prima esperienza lavorativa Guerino aveva assicurato l’assunzione nell’istituto di vigilanza e di aver avviato richiesta di porto d’armi.

Ma in un successivo incontro Guerino Borraccino aveva presentato un certificato medico per il porto d’armi palesemente falso e, in seguito, aveva fissato un incontro con l’uomo in un poligono di tiro il 29 settembre 2022: appuntamento a cui non si è mai presentato rifiutando anche le chiamate telefoniche del brindisino che ha scoperto dai lavoratori del poligono che non c’era alcun incontro fissato.

L’uomo ha compreso di essere stato raggirato e ha preteso la restituzione del denaro che ha ottenuto solo parzialmente. La vittima, però, ha contattato Mino Borraccino che ha ascoltando i messaggi audio che il lontano parente aveva inviato a sua insaputa e letto le conversazioni sul cellulare della vittima che ha subito compreso la totale estraneità del consigliere di Emiliano alla vicenda. In seguito il presunto raggirato, attraverso l’avvocato Ivan Zaccaria, ha depositato querela: nel registro degli indagati sono finiti Guerino Borraccino, difeso dall’avvocato Carlo Sampietro, e i due fratelli brindisini, assistiti dall’avvocato Diego Maggi. I tre, dopo la chiusura delle indagini, – come riporta La Gazzetta del Mezzogiorno – hanno 20 giorni di tempo per chiedere di essere interrogati o presentare memorie scritte e fornire la loro versione dei fatti. Poi toccherà alla procura di Taranto decidere se archiviare le accuse oppure chiedere il rinvio a giudizio nei loro confronti.

 

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