“Oggi siamo qui perché abbiamo chiesto e ottenuto questo incontro per informare e aggiornare la Commissione Industria, commercio e turismo del Senato e il Parlamento tutto sulla situazione drammatica dell’ex Ilva di Taranto e sulle preoccupanti prospettive occupazionali per i lavoratori”. Così Rocco Palombella, Segretario Generale della Uilm, durante l’audizione da parte della Commissione Industria, commercio e turismo del Senato della Repubblica sulla situazione dello stabilimento ex Ilva di Taranto.
“A circa un anno dall’accordo del 6 settembre 2018 e a 9 mesi dall’inizio della gestione di Arcelor Mittal – dichiara Palombella – la situazione rischia di precipitare con tutte le conseguenze nefaste per i lavoratori e per tutta la comunità di Taranto e della Puglia ”.
“La gestione di questa multinazionale – continua il leader della Uilm – si è dimostrata fin da subito complicata per i gravi problemi ereditati ma la situazione nell’ultimo mese è diventata allarmante. La grave crisi del mercato dell’acciaio ha fatto assumere la decisione ad AM di ridurre la produzione negli stabilimenti europei e in Italia ha fatto ricorso alla cigo per 1.400 lavoratori nel sito di Taranto”.
“Accanto a questa decisione unilaterale da parte della multinazionale – aggiunge – c’è la decisione del Ministro dello sviluppo economico di eliminare l’immunità legale con il Decreto Crescita del 26 giugno 2019 che ha visto la reazione di ArcelorMittal con il conseguente annuncio da parte del Ceo Geert Van Poolverde della chiusura dello stabilimento dal 6 settembre 2019”.“Il nuovo sequestro dell’Altoforno 2 da parte della Magistratura e, soprattutto, la tragica morte del giovane operaio Cosimo Massaro – prosegue – hanno fatto precipitare la situazione dal punto di vista della sicurezza e del clima all’interno e all’esterno del sito di Taranto”.
“Ora nella fabbrica – continua – si è creata una situazione di punto di non ritorno. All’insicurezza si è aggiunta una prospettiva occupazione e industriale drammatica, nonostante l’accordo del 15 luglio al Mise”. “Sono diminuiti notevolmente i livelli di produzione – aggiunge – arrivando ad un dimezzamento dalle sei milioni di tonnellate previste dal piano industriale alle tre che si potranno produrre con gli attuali impianti in esercizio entro la fine dell’anno”.
“La situazione rischia di arrivare a una condizione ingovernabile – conclude – e per questo vogliamo sapere cosa intenda fare il Parlamento e questa Commissione ma soprattutto quali sono i provvedimenti che il governo metterà in campo per salvaguardare la sicurezza e i livelli occupazionali dello stabilimento di Taranto e la salute dei cittadini all’esterno dell’acciaieria”.