TRAFFICO DI CARBURANTI, CONCESSI I DOMICILIARI AL PRESUNTO CAPO MICHELE CICALA

Accolta l'istanza presentata dagli avvocati Salvatore Maggio e Armando Veneto

Arresti domiciliari per Michele Cicala,  40 anni, indicato dagli inquirenti come “capo dell’omonimo clan tarantino” e destinatario nelle settimane scorse di una delle 37 ordinanze di custodia cautelare emesse nell’ambito dell’operazione «Febbre dell’oro nero» condotta da Carabinieri e Guardia di Finanza con il coordinamento delle Direzioni distrettuali antimafia di Potenza e Lecce.

Assistito dagli avvocati Salvatore Maggio

L’avvocato Salvatore Maggio

e Armando Veneto, il ricorso di Cicala ha trovato un favorevole accoglimento (dopo il parere favorevole del pm) da parte del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce, dottor Michele Toriello, circa la richiesta di revoca o di sostituzione della misura inframuraria con quella degli arresti domiciliari. Decisivo il recente provvedimento dell’annullamento dell’accusa di associazione mafiosa per Cicala, come invocato gli avvocati Salvatore e Andrea Maggio

Il giudice pur rilevando che gli elementi addotti dai difensori “non sono in grado di scalfire il grave quadro indiziario delineato nell’ordinanza coercitiva eseguita lo scorso 12 aprile 2021 in relazione ai reati contestati ai capi 10) – 31) dell’imputazione”, sottolinea che, “tuttavia, gli elementi di novità messi in luce dai difensori impongono una rivisitazione del quadro cautelare: ed invero, l’intervenuto annullamento dell’ordinanza coercitiva, da parte del Tribunale del riesame, in relazione alla più grave contestazione, quella di cui all’art. 416 bis c. p., e l’atteggiamento recentemente serbato dal Cicala, che, nell’interrogatorio del 18 maggio 2021, ha ammesso una parte delle condotte a lui ascritte inducono a ritenere che sia intervenuto un significativo affievolimento delle esigenze cautelari, e che le stesse possano oggi essere adeguatamente salvaguardate dalla misura degli arresti domiciliari”.

Come si ricorderà, la maxi-operazione “Febbre dell’Oro Nero” scattò il 12 aprile scorso. Trenta milioni di euro all’anno: tanto avrebbe fruttato il traffico di carburante agricolo al centro dei presunti traffici illeciti, con coinvolgimenti fra Salerno, Brescia, Napoli, Caserta, Cosenza e Taranto.

Le indagini, coordinate dalle Dda di Potenza e di Lecce, avevano fatto emergere l’attività di organizzazioni criminali diverse ma collegate tra loro, direttamente coinvolte nella gestione del traffico illecito.

Secondo gli investigatori, venivano vendute ingenti quantità di carburante per uso agricolo, che come noto beneficia di particolari agevolazioni fiscali, a soggetti che poi lo immettevano nel normale mercato, spesso utilizzando le cosiddette “pompe bianche”. Il tutto mettendo in piedi un sistema di frodi all’IVA e di evasione delle accise, che ha consentito di frodare lo Stato e mettere all’angolo la concorrenza onesta, accumulando in poco tempo centinaia di milioni di euro.