Blitz all’alba della Guardia di Finanza di Taranto. Le fiamme gialle stanno eseguendo ventinove ordinanze di custodia cautelare, di cui 26 in carcere e tre ai domiciliari.
Le accuse vanno dall’associazione di stampo mafioso, a quella finalizzata al traffico delle sostanze stupefacenti , spaccio di cocaina e altri reati. Sono sessanta complessivamente le persone indagate, tra queste anche Giulio Modeo, figlio di Antonio, noto come “Messicano”.
Ordinanze di custodia anche per il sindaco di Statte Francesco Andrioli, gli assessori stattesi Ivan Orlando e Marianna Simeone che, secondo l’accusa, avrebbero assicurato favori, buoni pasto e denaro al clan in cambio di voti.
In manette anche il dirigente di Kyma Ambiente Lucio Rocco Scalera, già inquisito per il concorso sospetto: avrebbe assicurato un posto di lavoro a Modeo.
L’importante operazione è stata portata a termine dagli uomini della Guardia di Finanza del comando provinciale di Taranto, diretti dal Colonnello Massimiliano Tibollo. Le ordinanze di custodia cautelare sono state firmate dal Giudice per indagini preliminari Angelo Zizzari, si richiesta del Pubblico Ministero della DDA di Lecce Milto Stefano De Nozza.
Ai vertici ci sarebbero Davide Sudoso, secondo gli inquirenti a capo di una presunta associazione finalizzata allo spaccio. Mentre Giuseppe Palumbo, risulterebbe essere da una prima lettura dell’ordinanza, il fornitore della sostanza stupefacente venduta all’associazione.
Tra i reati ipotizzati anche il 416 tre: scambio politico mafioso, coinvolta la lista “ Uniti per Statte”. La foto in evidenza di Francesco Manfuso.
Di seguito la nota ufficiale della Guardia di Finanza.
Nella mattinata odierna i Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Taranto, con il supporto di personale e di mezzi del Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata, dei Comandi Provinciali di Bari, Lecce, Taranto e Brindisi e della Sezione Aerea di Bari, hanno dato esecuzione a un’ordinanza, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Lecce su richiesta della Procura della Repubblica -D.D.A.- salentina, applicativa di misure cautelari personali nei confronti di 29 soggetti (26 in carcere e 3 agli arresti domiciliari) e del sequestro preventivo di beni del valore complessivo di circa 6,4 milioni di euro.
I ristretti sono gravemente indiziati, a vario titolo, delle ipotesi di reato di associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, traffico di sostanze stupefacenti, trasferimento fraudolento di valori, estorsione e detenzione illegale di armi.
Le pertinenti indagini, anche di natura tecnica, coordinate in ogni loro fase dalla Procura della Repubblica di Lecce/Direzione Distrettuale Antimafia, hanno consentito alle Fiamme Gialle joniche di disvelare la presenza e l’operatività nei Comuni tarantini di Statte e di Crispiano di un presunto gruppo criminale.
Nello specifico, è stato rilevato come gli indagati, tra il 2020 e il 2021, avrebbero fatto parte di un’organizzazione di tipo mafioso, dotata di armi, e si sarebbero resi responsabili di numerose condotte illecite concernenti lo scambio elettorale politico-mafioso, la cessione di partite di stupefacenti, la detenzione di armi e l’intestazione fittizia di beni a “prestanome”, nonché l’esecuzione di efferate attività estorsive, di spedizioni punitive e di attentati incendiari.
Il “controllo del territorio” sarebbe stato esercitato da alcuni degli indagati anche attraverso il presunto condizionamento delle elezioni amministrative tenutesi a Statte (TA) nell’ottobre del 2021. In questo contesto sarebbe difatti emerso che uno degli indagati, attraverso propri fiduciari, si sarebbe concretamente adoperato per la raccolta di voti in favore di alcuni candidati, oggi amministratori di vertice del Comune, ottenendo in cambio somme di denaro, buoni pasto e schede carburanti, nonché l’impegno a favorire la concessione di autorizzazioni e di commesse pubbliche a imprese compiacenti.
Avrebbe contribuito all’illecita raccolta di voti anche un dirigente amministrativo di una società di servizi tarantina. A questo proposito sarebbe difatti emerso che il predetto, per il tramite di fiduciari, avrebbe interessato un componente della presunta associazione mafiosa perchè reperisse preferenze elettorali, promettendogli in cambio l’assunzione nell’azienda di servizi e l’affidamento di commesse.
Ancora, per eludere l’applicazione di misure di prevenzione patrimoniali alcuni indagati avrebbero intestato fittiziamente a “prestanome” imprese, beni mobili e immobili ubicati a Taranto e a Statte.
A riscontro delle evidenze acquisite attraverso le indagini tecniche, nel novembre e dicembre 2021 il Nucleo PEF Taranto ha sottoposto a sequestro a carico di alcuni indagati ingenti quantità di sostanze stupefacenti, del tipo hashish e cocaina, somme in contanti per oltre 50 mila euro e diversi orologi Rolex di notevole valore economico.
In applicazione del provvedimento cautelare sono stati inoltre sottoposti a sequestro “per sproporzione”, ai sensi dell’art.240-bis c.p.p., anche beni di ingiustificata provenienza riconducibili ad alcuni indagati del valore complessivo di circa 6,4 milioni di euro, tra i quali appartamenti, locali commerciali e box, nonché quote societarie e compendi aziendali di imprese, con sedi a Taranto e in provincia, attive nei settori economici della ristorazione e del commercio di automobili e di frutta e verdura.
Contestualmente sono state eseguite perquisizioni locali e personali nei confronti di 30 soggetti, interessati dalle indagini in ordine alle ipotesi di reato di associazione mafiosa, scambio elettorale politico-mafioso, traffico di sostanze stupefacenti e detenzione illegale di armi.
L’operazione di servizio, svolta in stretta sinergia con la Procura della Repubblica di Lecce -Direzione Distrettuale Antimafia – testimonia il costante impegno profuso dalla Guardia di Finanza di Taranto a contrasto della criminalità organizzata, al fine di intercettare e reprimere ogni forma di inquinamento dell’economia legale per salvaguardare gli operatori economici e i cittadini.
Per il principio di “presunzione di innocenza” la responsabilità delle persone sottoposte a indagini sarà definitivamente accertata solo nel caso in cui intervenga una sentenza irrevocabile di condanna.
DI SEGUITO L’ORDINANZA COMPLETA