Qui di seguito, un intervento di Di Beatrice Lucarella, Presidente Sezione Industrie Alimentari, della Cultura e del Turismo di Confindustria Taranto – 20 dicembre 2019
Ribaltare il paradigma di una città sfiancata dalle sue diatribe più ataviche, quelle della fabbrica e dell’ambiente? Si deve, si può.
C’è, oltre alla Taranto che lotta per rivendicare i propri sacrosanti diritti e la propria naturale e indiscussa bellezza, un volto della città sicuramente meno conosciuto ma che si sta gradualmente delineando, un sistema virtuoso e rivolto all’innovazione, una comunità che esprime risorse umane di eccellenza e best practices all’avanguardia. Le cronache ci regalano ogni giorno “pillole” di questa rassicurante metà del bicchiere che non può esser visto sempre e solo mezzo vuoto, eppure non tutti se ne rendono conto. Fortunatamente, intervengono per una volta le statistiche a darci un po’ ragione. L’aver scalato, nella classifica annuale stilata dal Sole 24ore sulla qualità della vita (che per anni ci ha relegato in fondo alla lista), ben tredici posizioni, non può essere considerata una casualità: è l’effetto di una città che in questi anni ha deciso di rimboccarsi le maniche, di ripercorrere la china, di posizionarsi sommessamente ma con forza, al netto della sue criticità ambientali, in una condizione di dignitosa, anche se faticosa, risalita. E’ la stessa Taranto che ha contribuito a portare la Puglia, con le sue eccellenze imprenditoriali, nella kermesse di Matera 2019, e che nelle future proiezioni potrebbe concorrere essa stessa, con le sue innegabili peculiarità storiche, museali, architettoniche e naturalistiche, a candidarsi a prossima capitale della cultura: una provocazione lanciata qualche giorno fa proprio da Paolo Verri, manager della esperienza lucana, che parla, in tal senso, di una sfida nazionale, di una partita fortissima perché della nostra città c’è da ricostruire l’immagine, e questo è innegabile, ma non si parte certo da zero. Verri cita le nostre bellezze naturali, il nostro mare, ma anche il senso dell’accoglienza che ci contraddistingue: noi sappiamo che c’è molto di più, e su questo dobbiamo lavorare, per poter portare l’intero sistema verso candidature così prestigiose. Intanto, come Confindustria, abbiamo da poco fatto staffetta con Bari per candidarci a capitale della cultura d’impresa, e gli effetti sono stati positivi: abbiamo potuto toccare con mano quanto contiamo in termini di “proposta” imprenditoriale, assieme ai colleghi baresi, anche sul fronte meramente culturale, e c’è davvero tanto, e va capitalizzato. E ci siamo potuti misurare con realtà ben più attrezzate della nostra, ma senza staccarci di chissà quali lunghezze, bensì con la dignità di realtà del Mezzogiorno che l’assistenzialismo lo hanno lasciato oramai da tempo alle spalle, e da molti anni continuano a marciare sulle loro gambe, macinando spesso silenti ma significativi successi. La tappa più importante che ci attende, da subito, si chiama Giochi del Mediterraneo. E qui sono chiamati a fornire il loro apporto davvero tutti: istituzioni, associazioni, privati. Siamo tutti pronti ad accogliere la sfida, e con grande entusiasmo: e chiamarlo gioco di squadra, una volta tanto, non risulterà retorico.