Il presidente di Confcommercio Giangrande interviene sul prossimo accordo Invitalia-Arcelor.
Dopo 25 anni, il nastro della storia si riavvolge e l’Ilva ritorna ad essere industria di stato. 25 anni di tormenti, lotte, passaggi di proprietà, processi, condanne e … morti.
“Un tempo trascorso inutilmente se ad otto anni dal sequestro degli impianti e dall’arresto dei Riva e dei dirigenti- commenta il presidente provinciale di Confcommercio Taranto, Leonardo Giangrande- siamo ancora qui a non avere contezza della valutazione dell’impatto sanitario dello stabilimento siderurgico.
L’indicatore ‘Ambiente’ fa scalare Taranto di ben 24 punti rispetto al 2019, nel report stilato da Italia Oggi e Università la Sapienza, inerente la classifica annuale della qualità della vita delle 107 province italiane, portandola alla 104esima posizione per l’aspetto ambiente .
La nuova intesa Stato-Ancelor annuncia una strategia verde per rendere lo stabilimento più green senza però enunciarne i termini, gli investimenti ed i tempi e soprattutto senza coinvolgere gli attori del territorio, come se i cittadini fossero sudditi.
Gli sforzi portati avanti dalla Amministrazione comunale del capoluogo, con il sostegno della Regione Puglia e dello stesso Governo, per un nuovo modello di sviluppo che traguardi ad una transizione ecologica definitiva che presuma una bonifica integrale del territorio, rischiano di essere annullati da un modello produttivo purtroppo ancora legato al carbone e che punta -come previsione di produzione annua- su 8 milioni all’anno di tonnellate di acciaio, pur annunciando la costruzione del più grande impianto ‘verde’ d’Europa. Una previsione che contrasta con l’idea di ‘sviluppo sostenibile’ declinato negli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU.
Siamo ancora una volta dinanzi ad un Governo che mette una ipoteca sulla salute e sulla vita dei cittadini e che poco si preoccupa delle conseguenze delle proprie decisioni sul destino di una intera comunità. Mentre il mondo si muove verso un futuro più verde, Taranto resta ancorata ad un modello di sviluppo incapace di emanciparsi dal passato, belle enunciazioni a parte”.