SINDACATI-ACCIAIERIE, ROTTURA PROLUNGATA

IL DOCUMENTO DEI METALMECCANICI

“Una chiara rottura tra i lavoratori e la gestione attuale della fabbrica anche rispetto al quadro di incertezza che riguarda il futuro di un territorio stanco di aspettare un processo di riconversione industriale” viene espressa in relazione all’ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia, dai sindacati Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm e Usb. “Sono passati troppi anni dal 2012 e sembra che il tempo non abbia giocato a favore dei lavoratori e della città – dicono i sindacati in un documento diffuso questa mattina  -. Al contrario, abbiamo assistito a continui rinvii sul processo di risanamento ambientale ed una situazione insostenibile per i lavoratori di Acciaierie d’Italia e Ilva in amministrazione straordinaria falcidiati da anni di cassa integrazione e da una situazione che rischia di implodere tra i lavoratori dell’appalto”. Per le sigle metalmeccaniche, “servono delle risposte concrete anche a seguito della decisione assunta dalla Procura di Taranto che ha confermato il sequestro degli impianti dell’area a caldo dello stabilimento siderurgico e che potrebbe rinviare il riassetto societario con una ulteriore rivisitazione del contratto di marzo 2021 tra Arcelor Mittal, la gestione commissariale di Ilva in amministrazione straordinaria e il governo”

“Il governo – aggiungono i sindacati – dovrebbe chiedersi cosa stia accadendo a Taranto nella gestione della fabbrica, di un bilancio sconosciuto a molti, di una produzione che non riesce a decollare per l’assenza di interventi manutentivi e di investimenti necessari a garantire una produzione a 6 milioni di tonnellate annue”. Per i sindacati, “l’ingresso di Invitalia nel capitale sociale di Acciaierie d’Italia, al momento con una quota di minoranza, avrebbe dovuto garantire un rilancio dello stabilimento a partire dalla gestione degli impianti e investimenti necessari per avviare un processo di transizione ecologica. Invece – affermano le organizzazioni metalmeccaniche – continuiamo ad assistere ad interventi del governo, il quale interviene per socializzare i debiti, salvo poi lasciare gestire i profitti alla multinazionale che continua a lasciare in cassa integrazione migliaia di lavoratori”. “In assenza di misure concrete necessarie a salvaguardare l’occupazione, l’attuale gestione della fabbrica troverà una ferma opposizione di Fim, Fiom, Uilm e Usb con il proseguo delle iniziative di mobilitazione che inevitabilmente saranno sempre più importanti ed incisive” concludono i sindacati. (AGI)

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