Doppio appuntamento, e ospiti d’eccezione, martedì 27 e mercoledì 28 marzo con l’associazione “Le città che vogliamo”. Ai cittadini, infatti, l’associazione propone una serata all’insegna dei riti della Settimana Santa e con le tradizionali marce funebri, e un appuntamento culturale con la presentazione de “I Settantenni generazione fortunata – Famiglia, scuola, oratorio a Taranto negli anni ‘50″, opera scritta a quattro mani dall’on. Giovanni Battafarano, già sindaco di Taranto e parlamentare della Repubblica italiana, e da Mario Barbuto, già presidente del Tribunale e poi della Corte di Appello di Torino.
Si comincia martedì 27 marzo, alle ore 18.30 in via Fiume 12, con “La Settimana Santa tarantina di ieri e di oggi – I riti, le tradizioni, le marce funebri…”. A parlarne saranno il prof. Antonio Fornaro, scrittore ed esperto di tradizioni locali, e il prof. Pierfrancesco Galati, docente e musicista. Nel corso della serata saranno proiettate immagini della processione dei Misteri a Taranto. Farà da cornice alla manifestazione una mostra fotografica con opere concesse dall’associazione “Vito Forleo”.
Mercoledì 28, invece, alle ore 19 e sempre in via Fiume 12, toccherà all’on. Giovanni Battafarano e a Mario Barbuto presentare il libro “I Settantenni generazione fortunata”. Dialogherà con gli autori l’avv. Cesare Paradiso mentre il consigliere regionale Gianni Liviano porterà i suoi saluti.
“I Settantenni generazione fortunata” è la rievocazione della Taranto popolare degli anni Cinquanta ad opera di Mario e Gianni, allora ragazzi che frequentavano l’Oratorio Salesiani di viale Virgilio, dove, sotto la guida di sacerdoti generosi e illuminati come don Gaetano Cofano, conobbero un periodo formativo che ha lasciato una traccia indelebile sulle loro personalità.
Gianni e Mario, che da adulti hanno ricoperto ruoli importanti (sindaco e parlamentare il primo; presidente del Tribunale e poi della Corte d’ Appello di Torino il secondo), hanno voluto far rivivere quel piccolo mondo antico, l’Oratorio, in cui si pregava e si giocava al calcio, al ping pong, al monòpoli; si organizzavano i viaggi in Sila; si faceva conoscenza con il cinema e il teatro; si cresceva e si maturava insieme. Sullo sfondo, la Taranto operaia del dopoguerra con la crisi dei Cantieri navali e dell’Arsenale, con il più alto indice di sovraffollamento delle case in Italia, con la crescita della disoccupazione. In attesa dell’ennesimo intervento dello Stato, che si sarebbe concretizzato ai primi anni Sessanta, con l’avvento dell’Italsider. Ma quella era anche la stagione della Fiera del Mare e del Premio Taranto, due iniziative di qualità di risonanza nazionale , purtroppo poi arenatesi per ragioni varie. Come era la vita nella Taranto di allora? C’erano meno consumi e meno benessere di oggi: la televisione, gli elettrodomestici, l’utilitaria di famiglia erano di là da venire. Ma forse la fiducia nel futuro era maggiore, insieme con la convinzione che, facendo il proprio dovere, i risultati non sarebbero mancati. Oggi,quella “generazione fortunata” vuole dialogare con i giovani, persuasa com’è che, se Taranto costruisce una nuova identità condivisa , ha le risorse sufficienti per produrre nuove “generazioni fortunate”.