POZZOVIVO, DAL SOGNO AL DRAMMA: L’INSICUREZZA DELLE STRADE ITALIANE

Lo scalatore lucano stava preparando il Giro di Spagna: vittima di un incidente, ora è in ospedale, e dovrà spingere forte sui pedali perché la propria carriera possa continuare
di Paolo ARRIVO

I campioni vanno tutelati. I non campioni vanno tutelati: i vincenti e non, i professionisti come gli amatori, gli appassionati delle due ruote che amano pedalare. Non accade questo sulle strade italiane, il più delle volte per colpa degli automobilisti indisciplinati. A due anni dalla scomparsa di Michele Scarponi, niente è cambiato: il ciclismo su strada resta lo sport più pericoloso che si possa praticare. Più della MotoGp o della Formula uno. Il ciclista è inerme, ogni giorno che inforca la sua bicicletta da corsa. Sprovvisto di protezioni materiali, è un credente armato della speranza: spera che l’imprevisto, gli errori altrui (o i suoi) non arrestino la sua pedalata.

È finito a terra, stavolta, Domenico Pozzovivo, facendosi molto male: l’ultima vittima illustre, corridore sempre costante (nel palmares, una vittoria e alla corsa rosa, e la conquista del Giro del Trentino 2012) travolto frontalmente da un’auto mentre si stava allenando. E fortuna come gli è andata… Il corridore lucano è ancora tra noi, ma in un attimo, è passato dal sogno al dramma: dalla possibilità di disputare una grande Vuelta a Espana, nel ruolo di capitano, per il Team Bahrain Merida di Vincenzo Nibali, al rischio di dover appendere al chiodo la bicicletta. Percorreva le sue strade, tra la Basilicata e la Calabria, nella zona di Dipignano, quando la fortuna (ancora una volta) gli ha voltato le spalle. Nello scontro tremendo con l’auto, lo scalatore ha riportato diverse fratture, tra cui tibia e perone della gamba destra. È successo lunedì scorso in Calabria; poteva accadere in qualsiasi località d’Italia. Anche nelle strade della Puglia, che conosce bene lo stesso ciclista di Policoro, un tempo tesserato per la Marangiolo Taranto.

Il RIENTRO – “Domenico ha subito un delicato intervento durante la notte, durato circa sei ore, presso l’ospedale Annunziata di Cosenza. È stato operato dal primario Cipparrone. È stato stabilizzato ed è ora in grado di essere trasportato per approfondimenti chirurgici in Svizzera. La Rega sta organizzando il trasferimento in aereo. Si ringraziano tutti i medici, i paramedici e lo staff per l’umanità e la professionalità”. Le dichiarazioni su Facebook rincuorano a metà: se l’uomo può essere recuperato, il corridore, che ha trentasei anni, deve sperare in un recupero straordinario perché possa continuare a fare ciò che più ama.

L’impatto è stato un trauma. “Oggi hanno messo fine alla mia carriera”, ha detto nell’immediatezza lo stesso ciclista sfortunato alla moglie, che dovrà curarlo – i due faranno rientro in Svizzera, dove risiedono, nei pressi di Lugano. Da Cosenza, ospedale Annunziata, alle grandi montagne da scalare, la strada è lunga e impervia. Ma tra una quindicina di giorni “il Pozzo” si potrà rialzare.

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