Nel corso delle prime ore della giornata odierna, la Polizia di Stato ha dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dal GIP presso il Tribunale di Taranto, su richiesta della Procura, nei confronti di dodici indagati, gravemente indiziati dei reati di illecita cessione di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, hashish e marijuana, oltre che di un episodio di detenzione e porto di arma comune da sparo, nonché dei reati di estorsione ed usura.
L’indagine, denominata operazione “Mediterraneo”, si è sviluppata tra il febbraio 2019 e il giugno 2020 ed ha preso spunto da alcuni elementi investigativi acquisiti nel corso delle indagini delegate dalla Procura alla locale Squadra Mobile, all’indomani della sparatoria avvenuta nel dicembre 2018 all’interno di un esercizio commerciale di Talsano.
Per tali fatti, in data 08/02/2019, venivano tratti in arresto in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare cinque tarantini, gravemente indiziati dei reati di lesioni personali aggravate, detenzione e porto in luogo pubblico di arma comune da sparo e danneggiamento. Proprio gli approfondimenti su uno dei corresponsabili, che al momento dell’esecuzione della misura era già in carcere per altra causa, consentiva di disvelare un radicato fenomeno di spaccio di sostanze stupefacenti che interessava, principalmente, i cortili del complesso edilizio di via Mediterraneo 81 in località Talsano.
Nello specifico è emerso che uno degli arrestati gestiva una fiorente attività di spaccio all’interno del suo appartamento in via Mediterraneo e che, durante la carcerazione, la medesima attività illecita veniva svolta dalla moglie, coadiuvata dal figlio. Le indagini hanno fatto registrare le iniziali difficoltà nel rilevare il ruolo di rilievo del marito da parte della donna, via via risolte facendo valere lo spessore criminale del coniuge con clienti e fornitori.
I successivi approfondimenti investigativi, hanno consentito di identificare i principali fornitori della “famiglia di spacciatori” in noti pregiudicati locali e di accertare che uno di questi, oltre a rifornire i citati indagati e saltuariamente altri spacciatori locali, con la complicità di altri sodali, gestiva una strutturata piazza di spaccio attiva nei cortili del medesimo complesso edilizio di via Mediterraneo in cui, ciascuno dei complici (anche coadiuvato dai propri familiari) aveva un preciso ruolo (spacciatore, vedetta, custode dello stupefacente, corriere).
L’attività di spaccio gestita dal gruppo, oltre a svilupparsi nei citati cortili dove, quotidianamente, decine di “clienti” si approvvigionavano di dosi di cocaina, marijuana ed hashish, rivolgendosi a qualunque ora del giorno e della notte ai propri pusher, è proseguita anche nel periodo dell’emergenza pandemica quando, oltre allo spaccio sul posto, gli indagati, per venire incontro alle difficoltà di spostamento degli assuntori, effettuavano consegne a domicilio a prezzi, naturalmente, maggiorati.
L’attività investigativa ha fatto inoltre registrare lo spessore criminale del gruppo che, in caso di ritardo nei pagamenti da parte dei propri “clienti”, ricorrevano a forme violente e minacciose per recuperare il proprio illecito profitto.
Le indagini hanno consentito di documentare saltuari rapporti “commerciali” e frequenti scontri legati a “invasioni di territorio” o “storno di clienti” tra i sodali del gruppo e altri spacciatori attivi nel medesimo quartiere e in altre zone del capoluogo jonico (soggetti attivi nello spaccio di sostanze stupefacenti in località Lama, nel quartiere Città Vecchia e nel quartiere Paolo VI).
I rapporti con gli spacciatori operanti nel Quartiere Paolo VI si sono registrati, in particolare, nel periodo pandemico, quando le restrizioni agli spostamenti hanno precluso la possibilità a questi di rivolgersi ai loro usuali canali di approvvigionamento foggiani e brindisini, costringendoli a ripiegare su fornitori locali.
Tratti comuni a gran parte degli indagati sono, inoltre, il reimpiego degli illeciti profitti dello spaccio in un’abusiva attività creditizia che, almeno in un caso, ha assunto le caratteristiche della vera e propria usura, nonché la disponibilità di armi, come documentato in corso di attività e riscontrato anche in successivi sequestri a carico di uno degli indagati.
Complessivamente, oltre ai dodici destinatari di misura cautelare (per nove indagati è stata applicata la custodia in carcere; per due indagati sono stati applicati gli arresti domiciliari e per un indagato l’obbligo di presentazione alla P.G.), sono stati indagati in stato di libertà altri 23 soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo e con vari ruoli, dei medesimi reati e, nel corso dell’intera attività, sono stati tratti in arresto sei soggetti indagati per detenzione di sostanza stupefacente destinata allo spaccio e sequestrato oltre 6 kg di droga, tra hashish e cocaina.
Resta ferma la presunzione di innocenza sino alla conclusione del giudizio con sentenza irrevocabile.
Al termine delle operazioni sono stati sequestrati: nr. 1 pistola semiautomatica Walther P22, calibro 22, con due caricatori e 10 cartucce pari calibro, risultata oggetto di furto effettuato nel 2021 a Taranto, nr. 1 pistola revolver clandestina KORA BRNO cal. 38 rifornita con 6 cartucce, nr. 5 tocchetti di sostanza stupefacente del tipo hashish dal peso complessivo di circa 5 gr., una dose di marijuana dal peso di circa un grammo, materiale idoneo al confezionamento delle dosi, la somma di denaro pari a euro 1.820, un tocco di hashish dal peso di circa 8 grammi, 35 dosi di cocaina dal peso totale di 10 grammi e l’ulteriore somma di denaro pari a 4mila euro.
Hanno collaborato con la Squadra Mobile di Taranto, anche il personale della Squadra Mobile di Foggia e Roma, gli equipaggi dei Reparti Prevenzione Crimine di Bari e Lecce, il XV Reparto Mobile di Taranto, il team cinofili della Polfrontiera di Brindisi e della Guardia di Finanza di Taranto.