Cade l’accusa di associazione mafiosa nel processo denominato “Petrol mafia” a carico di Michele Cicala e altri indagati. Il Tribunale della libertà di Lecce accogliendo sul punto i rilievi degli avvocati Salvatore e Andrea Maggio
e dell’avvocato Armando Veneto ha disposto gli arresti domiciliari per Matteo Schinaia, ritenuto uno dei membri del sodalizio.
La decisione è arrivata oggi – 28-4-2021 -al termine della camera di consiglio di ieri dopo ore di discussione in cui pubblico ministero e difesa hanno dato vita ad un vivace confronto sulle rispettive posizioni. Cicala dovrà intanto affrontare il 4 maggio prossimo la camera di consiglio dinanzi al tribunale di Potenza per i suoi presunti collegamenti con i clan camorristici dei Casalesi operanti nel campo petrolifero.
Come si ricorderà, la maxi-operazione “Febbre dell’Oro Nero” scattò il 12 aprile scorso. Trenta milioni di euro all’anno: tanto avrebbe fruttato il traffico di carburante agricolo al centro dei presunti traffici illeciti, con coinvolgimenti fra Salerno, Brescia, Napoli, Caserta, Cosenza e Taranto.
Le indagini, coordinate dalle Dda di Potenza e di Lecce, hanno fatto emergere l’attività di organizzazioni criminali diverse ma collegate tra loro, direttamente coinvolte nella gestione del traffico illecito.
Secondo gli investigatori, venivano vendute ingenti quantità di carburante per uso agricolo, che come noto beneficia di particolari agevolazioni fiscali, a soggetti che poi lo immettevano nel normale mercato, spesso utilizzando le cosiddette “pompe bianche”. Il tutto mettendo in piedi un sistema di frodi all’IVA e di evasione delle accise, che ha consentito di frodare lo Stato e mettere all’angolo la concorrenza onesta, accumulando in poco tempo centinaia di milioni di euro.
Due gli arresti scattati a Taranto, sui 45 provvedimenti cautelari totali eseguiti dai carabinieri e dai finanziari di Salerno e dal comando della Guardia di Finanza tarantina.