(AGI) Taranto, 20 giu – Oggi a Taranto ArcelorMittal e sindacati si incontrano di nuovo per provare a superare (o a ridurre) lo scoglio della cassa integrazione ordinaria che l’azienda, lo scorso 5 giugno, ha chiesto per 1400 addetti per 13 settimane dall’1 luglio. Ci sono stati già tre incontri sul tema: il 6 e 11 giugno a Taranto e il 10 a Roma in Confindustria. Ma senza esito. Le parti sono tuttora distanti. In più, l’incontro odierno avviene in un contesto appesantito dall’annuncio fatto ieri pomeriggio da ArcelorMittal per la quale togliere dal 6 settembre prossimo, col decreto legge Crescita, l’immunità penale attribuita ai gestori della fabbrica per l’attuazione del piano di bonifica ambientale – immunità concessa da una legge del 2015 -, rende molto problematico gestire l’impianto siderurgico di Taranto. Un segnale chiaro lanciato al Governo che in molti a Taranto interpretano come preannuncio di possibile disimpegno dell’azienda se la norma sarà modificata. “Non siamo qui per rispondere alle colpe del passato”. Era lo scorso 29 maggio quando l’amministratore delegato di ArcelorMittal Italia, Matthieu Jehl, pronunciò queste parole a Taranto in un incontro con i giornalisti. Jehl si riferiva sia all’abolizione dell’immunità penale annunciata dal Governo, sia alla decisione di riesaminare l’Autorizzazione integrata introducendo prescrizioni più stringenti, sia, infine, all’introduzione della Valutazione del danno sanitario correlata alla produzione industriale. Cosa, quest’ultima, per la quale Di Maio annunciò che avrebbe portato la relativa norma nel successivo vertice a Taranto confermato per lunedì prossimo, 24 giugno. (AGI)
TA1/CARStop all’immunità penale per l’attuazione del piano ambientale, revisione dell’Aia e introduzione della Valutazione del danno sanitario sono tre cose che non c’erano quando ArcelorMittal firmò con gli ex commissari Ilva, Gnudi, Carrubba e Laghi e sotto la regia del Governo Gentiloni, il contratto per acquisire il gruppo siderurgico in amministrazione straordinaria. E non c’erano neppure quando l’azienda, a settembre scorso, ha firmato l’accordo finale con i sindacati, con Di Maio vicepremier e alla guida del Mise È evidente, quindi, che lo “scossone” di questi ultimi mesi impensierisca (e preoccupi molto) ArcelorMittal. Delle tre novità in arrivo, però, quella su cui l’azienda ha messo in guardia il Governo riguarda l’abolizione dell’immunità. Significative ancora le parole dell’ad Jehl: “La nostra è una industria di lungo termine. Anche per questo hai bisogno di certezze e di capire come stanno le cose”. “Come ArcelorMittal – affermò ancora l’ad lo scorso 29 maggio – abbiamo preso un impegno e fatto un contratto con Ilva con un certo quadro di leggi. Dobbiamo andar avanti con la certezza che questo quadro c’è. Noi siamo sempre aperti per parlare e a collaborare in modo trasparente. Nessun problema a parlare con tutte le autorità. Da parte nostra c’è apertura – concluse l’ad di Arcelor Mittal Italia -. E quando c’è volontà di affrontare le domande, le affrontiamo insieme”.Per ArcelorMittal, l’immunità non deve cessare il 6 settembre ma durare per tutta la fase di attuazione del piano ambientale, sino ad agosto 2023. Il Mise ha replicato affermando che l’azienda era già a conoscenza da mesi delle modifiche che sarebbero state fatte sul punto. E giorni fa la Lega ha indicato all’alleato pentastellato i rischi della norma. Se l’azienda rivendica la certezza della norma, l’M5s dell’abolizione dell’immunità per l’ex Ilva ne ha fatto un punto dirimente. Trovare un via d’uscita non sembra dunque facile. Anche se il Mise dichiara di voler lavorare ad una soluzione e l’azienda afferma che non c’è nulla di ultimativo nella sua presa di posizione. (AGI)
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TA1/CARStop all’immunità penale per l’attuazione del piano ambientale, revisione dell’Aia e introduzione della Valutazione del danno sanitario sono tre cose che non c’erano quando ArcelorMittal firmò con gli ex commissari Ilva, Gnudi, Carrubba e Laghi e sotto la regia del Governo Gentiloni, il contratto per acquisire il gruppo siderurgico in amministrazione straordinaria. E non c’erano neppure quando l’azienda, a settembre scorso, ha firmato l’accordo finale con i sindacati, con Di Maio vicepremier e alla guida del Mise È evidente, quindi, che lo “scossone” di questi ultimi mesi impensierisca (e preoccupi molto) ArcelorMittal. Delle tre novità in arrivo, però, quella su cui l’azienda ha messo in guardia il Governo riguarda l’abolizione dell’immunità. Significative ancora le parole dell’ad Jehl: “La nostra è una industria di lungo termine. Anche per questo hai bisogno di certezze e di capire come stanno le cose”. “Come ArcelorMittal – affermò ancora l’ad lo scorso 29 maggio – abbiamo preso un impegno e fatto un contratto con Ilva con un certo quadro di leggi. Dobbiamo andar avanti con la certezza che questo quadro c’è. Noi siamo sempre aperti per parlare e a collaborare in modo trasparente. Nessun problema a parlare con tutte le autorità. Da parte nostra c’è apertura – concluse l’ad di Arcelor Mittal Italia -. E quando c’è volontà di affrontare le domande, le affrontiamo insieme”.Per ArcelorMittal, l’immunità non deve cessare il 6 settembre ma durare per tutta la fase di attuazione del piano ambientale, sino ad agosto 2023. Il Mise ha replicato affermando che l’azienda era già a conoscenza da mesi delle modifiche che sarebbero state fatte sul punto. E giorni fa la Lega ha indicato all’alleato pentastellato i rischi della norma. Se l’azienda rivendica la certezza della norma, l’M5s dell’abolizione dell’immunità per l’ex Ilva ne ha fatto un punto dirimente. Trovare un via d’uscita non sembra dunque facile. Anche se il Mise dichiara di voler lavorare ad una soluzione e l’azienda afferma che non c’è nulla di ultimativo nella sua presa di posizione. (AGI)
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