Il Vicepresidente nazionale Anmil, il tarantino Emidio Deandri, interviene sulla morte di Guido Prudenzano, il metalmeccanico morto l’altro giorno in un capannone industriale di Taranto mentre lavorava con un flex che gli ha reciso l’arteria femorale.
«Ho aspettato per intervenire sull’ennesima morte bianca del territorio tarantino – ha commentato Emidio Deandri – per una serie di motivi. Il primo è che conoscevo personalmente Guido, un amico, un brav’uomo tutto dedito alla famiglia, un lavoratore esperto e attento. La sua morte mi ha colpito profondamente. Più di una volta ci eravamo trovati a parlare del mio infortunio alla gamba, con lui che mi diceva “Emidio sei stato fortunato a essere vivo e camminare con le tue gambe”, e ora andrò al suo funerale».
«Poi lo ripeto, fuori da ogni retorica – alza i toni il vicepresidente nazionale Anmil Emidio Deandri – sono stanco, sì sono stanco, ma non mollerò, lo devo a Guido e a tutti gli altri che, come lui, non sono tornati a casa. Sono oltre dieci anni che mi impegno ogni giorno in Anmil, prima a livello territoriale e ora nazionale, cercando di cambiare le cose perché aumenti la sicurezza sui posti di lavoro, ma anche la loro salubrità, perché c’è poca differenza tra morire dissanguato per un flex, o morire dopo anni per un tumore ai polmoni perché hai respirato fibre di amianto o prodotti tossici lavorando. Te ne vai lasciando una famiglia senza un padre e magari, dopo una vita di lavoro, senza vedere i tuoi figli sistemati o tenere in braccio i tuoi nipotini».
«Ma una differenza c’è, sì una. Nel primo caso hai le pagine di giornali piene di messaggi di cordoglio, nel secondo te ne vai, dopo anni di cure e sofferenze, in silenzio, senza neanche un trafiletto. Questo deve far riflettere tutti gli attori che operano per la sicurezza dei posti di lavoro, perché non esistono morti bianche di Serie A e di Serie B, una riflessione da cui può e deve partire un progetto per cambiare le regole del gioco. Perché se si continua a morire nei cantieri e le malattie professionali aumentano, nonostante tutti i messaggi di cordoglio e le buone intenzioni delle Istituzioni, allora c’è qualcosa che non va, qualcosa da correggere. Riflettiamoci tutti insieme, magari non in convegni con professoroni che snocciolano dati e statistiche, piuttosto ascoltando chi si alza ogni mattina per andare a lavorare in un cantiere, senza sapere se tornerà a casa».
«Alla famiglia di Guido Prudenzano – conclude Emidio Deandri – esprimo il cordoglio mio personale e della mia organizzazione, e la disponibilità dell’Anmil ad assisterla in tutte le pratiche burocratiche da espletare in queste tristi occasioni».