Lettera aperta, dai toni fortemente polemici, di Giuseppe Guacci, (già presidente dell’Autorità Portuale di Taranto e Gioia Tauro fra il 1996 e il 2006) al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli con la quale chiede agli organismi competenti, una verifica dell’operato dell’Adsp del Mar Ionio in riferimento alle complicate vicende del Molo Polisettoriale.
Dopo una puntuale cronistoria degli avvenimenti che hanno determinato l’abbandono del concessionario TCT (Evergreen, Hutchison) a seguito dei gravi ritardi nella realizzazione di opere infrastrutturali, ritenute indispensabili per l’approdo di navi di nuova generazione, Guacci punta il dito contro il presidente dell’Adsp Sergio Prete, ritenendolo incapace di gestire le procedure per gli appalti pubblici. «Sicuramente l’avvio dei cantieri è stato rallentato dai numerosi ricorsi e iter endoprocedurali, ma questi – osserva – sono solo la dimostrazione della non capacità gestionale dei processi tecnici-amministrativi relativi alle gare pubbliche e non una giustificazione ai ritardi nella esecuzione delle opere». Ma non è tutto. Guacci infatti addebita a Prete anche una scarsa “dinamicità” nella gestione dell’ente riguardo «allo sviluppo operativo dei traffici portuali», nonché «una particolare capacità nell’uso burocratico delle norme spesso preventivamente utilizzate allo scopo di ampliare il campo del potere discrezionale». Il riferimento, nemmeno troppo velato, è agli avvenimenti del 4 Luglio quando il Comitato di gestione dell’Autorità di sistema portuale, al fine di valutare la richiesta di concessione dell’intero Molo polisettoriale, avanzata dai turchi di Yilport, ha deliberato, su proposta del presidente Sergio Prete, la sospensione della procedura di confronto, avviata con lo strumento del dialogo competitivo sulle istanze già presentate per l’utilizzo dell’ex area TCT da quattro consorzi italiani: Southgate Europe Terminal (il cui presidente è Guglielmo Guacci, figlio di Giuseppe), South Marine Gate, Taras Terminal e Interminal. «Parrebbe lecito anche chiedersi – afferma Guacci – il perché una società di diritto turco di tutto rispetto, soci dei francesi di CMA CGM e concessionaria tra gli altri del terminal di transshipment a Malta, diretto competitor dei porti di Taranto, di Gioia Tauro e di Cagliari, abbia manifestato l’interesse al porto di Taranto solo il 3 luglio e non nei mesi precedenti come correttamente fatto e nei termini di legge da altre società italiane; l’avviso pubblico sulla Gazzetta Ufficiale disponeva, in maniera inusuale, in ben 45 giorni il tempo utile per presentare le istanze in concorrenza». «Vista la nota lentezza imposta dall’avv. Prete al procedimento, si è notata – prosegue non senza sarcasmo Guacci – al contrario una dinamicità nell’azione amministrativa insospettabile fino ad allora nel presidente dell’AdSP, tanto è vero che, nel giro di poche ore dall’arrivo della manifestazione di interesse della società turca, 3 luglio, riunisce il comitato di gestione (un delegato del sindaco di Taranto e un delegato del presidente della regione Puglia) e comunica via PEC, 4 luglio, la sospensione della procedura del dialogo competitivo in atto». Guacci affonda i colpi contro Prete nella parte finale della lettera quando, sulla base di quanto accaduto, chiede agli organi competenti di verificare l’operato dell’Adsp del Mar Ionio: «Ricordando gli indirizzi programmatici enunciati dall’attuale governo “I principali porti italiani debbono avere lo status di porti gateway (aree di sdoganamento merci) e non porti transshipment (di solo passaggio tra una nave e l’altra.) Uno status fortemente pregiudicato dalla recente legislazione sul riordino portuale”,parrebbe opportuno – afferma – attivare per le necessarie verifiche, sulla scorta degli avvenimenti, l’intervento degli organi preposti, con poteri di indirizzo, vigilanza e controllo sulle attività dall’Autorità di Sistema Portuale del mar Ionio, questa volta sì nel perseguimento del pubblico interesse per garantire l’accesso equo e non discriminatorio alle infrastrutture portuali». (Antonello Napolitano)
|