Covid, egoismo e rapporti umani. Ospitiamo il pensiero di Gabriella Grande, Art curator (mostre d’Arte ed eventi culturali), critica d’Arte su diverse riviste del settore, recensionista di Letteratura, blogger culturale
L’essere per gli altri e il sano egoismo dell’io è una co-presenza che sembra si stia, pian piano, minando nel suo equilibrio e la necessità di difendere la propria salute sta ingenerando una deviante difesa della soggettività in cui l’altro capita sempre più spesso che sia un mezzo e non un orizzonte di arricchimento. Ci stiamo abituando a prendere le distanze e non solo dall’estraneo che passa, ma dall’amico, dal compagno, dai figli. Per questo si arriva a leggere del caso aberrante di una madre, in Texas, che ha chiuso suo figlio in un bagagliaio mentre lo portava a fare un tampone per una sospetta positività, per paura di essere contagiata. Per lo stesso motivo, a Torino, un no-Vax ha aggredito la moglie che si era vaccinata contro il Covid.
Si sta sviluppando, insidiosamente, la tendenza a chiudere il cerchio delle proprie necessità ed emozioni alla sfera dell’agire personale per garantire la soddisfazione del proprio sé, senza rivolgere l’invito all’altro ad arricchire una dimensione che si è imparato a restringere e poi a corazzare e, infine, a murare, in nome di una “guerra” che vorrebbe poter giustificare tutto e tutti.
Mentre scrivo questa riflessione, due ragazzi, poco più che quindicenni, si salutano baciando sulla mascherina quello che doveva essere un bacio sulle labbra. Poi lei si allontana e lui abbassa la Ffp2 sul mento per incamerare più aria mentre il bacio resta impresso sugli strati filtranti di uno “scudo” che si fa testimone di un amore adolescenziale che non ha più il diritto alla spontaneità e alla spensieratezza.
Questo tempo richiede uno sguardo “limato” dall’attenzione per l’altro e non dall’ammonimento “attenzione all’altro!”. Questo è il tempo in cui non dobbiamo arrenderci, ma mantenere viva la presenza! Che sia vibrante, che sia vera e che sorvegli ancora l’orizzonte dell’altro come un dono.
Gabriella Grande